sabato 28 gennaio 2012

Premi Oscar 2012:Istruzioni per l'uso





E' tempo di Oscar! Ed anche quest'anno siamo giunti all'evento più atteso nel mondo del cinema globalizzato, che quest'anno raggiunge la ragguardevole età di 84 anni.
Sembra incredibile, ma per annunciare ed assistere alle nominations si deve notoriamente soffrire. 
Sarà perchè in tempi di crisi come questi il richiamo all'austerità si avverte in ogni ambito, ma francamente alzarsi alle cinque e mezza antimeridiane ( ora del Pacifico! ) di un  gelido 24 Gennaio 2012 mi è sembrto onestamente eccessivo.
Alla presenza delle maggiori testate giornalistiche del globo, la giovane e talentuosa ventunenne Jennifer Lawrence  (già candidata con merito lo scorso anno a un Oscar per "Un gelido inverno" di Debra Granik).
Ad affinacarla come compagno di sventure nell'ardua levataccia mattutina, la doverosa presenza di Tom Sherak, presidente dell'Academy of Motion Picture Arts and Science (AMPAS).
I risultati ottenuti sono ampiamente in linea con le previsioni: la parte del leone la fanno "Hugo Cabret" di Martin Scorsese (11 candidature) e "The Artist" di Michael Hazanavicius (10 candidature).
Al momento, pur non conoscendo gli esiti delle premiazioni, emerge una maggior considerazione dal punto di vista della mera arte cinematografica per "The Artist" (film, regia, sceneggiatura originale e due categorie attoriali); mentre la maggior parte delle nominations di "Hugo Cabret" risiedono nelle categorie tecniche (sonoro, fotografia, montaggio, effetti speciali).
In questo mare di nominations abbastanza "telefonate", non potevano mancare le sorprese, gli outsider; ed ecco spuntate una candidatura come miglior film per "The Tree of life" di Terrence Malik, Demiàn Bichir come miglior attore per "A better life" ed infine Rooney Mara per "Millennium - Uomini che odiano le donne".
Per quanto riguarda presenze ed assenze di noi italiano alla kermesse, colpisce la mancata nomination di Terraferma di Crialese come miglior film straniero; mentre in lizza per l'Oscar, alfieri della bandiera, troviamo Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo candidati all'Oscar per la miglior scenografia in "Hugo Cabret" ed infine Enrico Casarosa per il cortometraggio animato La Luna.
Per i fan accaniti ricordiamo che La cerimonia premierà i migliori film usciti nel corso del 2011, e come sempre, negli Stati Uniti, andrà in diretta sul canale ABC.
Inizialmente l'evento doveva essere presentato dall'attore comico Eddie Murphy, ma con le dimissioni del produttore esecutivo Brett Ratner dopo diverse critiche rivolte per una frase contro gli omosessuali, anche Murphy ha rinunciato al ruolo propostogli. Subito viene fatto il nome di Billy Cristal che, con l'edizione in programma, andrà a condurre per la nona volta la Notte degli Oscar.
Beh, come al solito non resta che attendere i verdetti.... e voi avete già decretato i vostri vincitori?




Per completezza, segue la lista delle candidature per il 2012:



MIGLIOR FILM
The Artist
The Descendants
Molto Forte, incredibilmente vicino
The Help
Hugo
Midnight in Paris
Moneyball
The Tree of Life
War Horse
MIGLIOR REGIA
The Artist - Michel Hazanavicius
The Descendants - Alexander Payne
Hugo - Martin Scorsese
Midnight in Paris - Woody Allen
The Tree of Life - Terrence Malick
ATTORE PROTAGONISTA
Demián bichir - A Better Life
George Clooney - The Descendants
Jean Dujardin - The Artist
Gary Oldman - Tinker, Taylor, Soldier, Spy
Brad Pitt - Moneyball
ATTORE NON PROTAGONISTA
Kenneth Branagh - My Week with Marilyn
Jonah Hill - Moneyball
Nick Nolte - Warrior
Christopher Plummer - Beginners
Max von Sydow - Extremely Loud & Incredibly Close
ATTRICE PROTAGONISTA
Glenn Close - Albert Nobbs
Viola Davis - The Help
Rooney Mara - The Girl with the Dragon Tattoo
Meryl Streep - The Iron Lady
Michelle Williams - My Week with Marilyn
ATTRICE NON PROTAGONISTA
Bérénice Bejo - The Artist
Jessica Chastain - The Help
Melissa McCarthy - Bridesmaids
Janet McTeer - Albert Nobbs
Octavia Spencer - The Help
MIGLIOR FILM STRANIERO
Bullhead - Belgium
Footnote - Israele
In Darkness - Polonia
Monsieur Lazhar - Canada
A Separation - Iran
FILM D’ANIMAZIONE
A Cat in Paris
Chico & Rita
Kung Fu Panda 2
Il gatto con gli stivali
Rango
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
Man or Puppet - The Muppet
Real in Rio - Rio
MIGLIORI SCENOGRAFIE
The Artist
Harry Potter and the Deathly Hallows - Part 2
Hugo
Midnight in Paris
War Horse
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
The Descendants (Paradiso Amaro)
Hugo
The Ides of March
Moneyball (L’arte di vincere)
Tinker Tailor Soldier Spy (La talpa)
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
The Artist
Bridesmaids (Le amiche della sposa)
Margin Call
Midnight in Paris
Una seprazione
MIGLIOR FOTOGRAFIA
The Artist
The Girl with the Dragon Tattoo
Hugo
The Tree of Life
War Horse
MIGLIORI COSTUMI
Anonymous
The Artist
Hugo
Jane Eyre
W.E.
MIGLIOR MONTAGGIO
The Artist
The Descendants
The Girl with the Dragon Tattoo
Hugo
Moneyball
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ANIMATO
Dimanche/Sunday
The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore -
La Luna
A Morning Stroll
Wild Life
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO LIVE ACTION
Pentecost
Raju
The Shore
Time Freak
Tuba Atlantic
MIGLIOR DOCUMENTARIO
Hell and Back Again
If a Tree Falls: A Story of the Earth Liberation Front
Paradise Lost 3: Purgatory
Pina -
UndefeateD
MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO
The Barber of Birmingham: Foot Soldier of the Civil Rights Movement
God Is the Bigger Elvis
Incident in New Baghdad
Saving Face
The Tsunami and the Cherry Blossom
MIGLIOR TRUCCO
Albert Nobbs
Harry Potter and the Deathly Hallows Part 2
The Iron Lady
MIGLIOR COLONNA SONORA
Tintin - John Williams
The Artist - Ludovic Bource
Hugo - Howard Shore
Tinker Tailor Soldier Spy - Alberto Iglesias
War Horse - John Williams
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Drive
The Girl with the Dragon Tattoo
Hugo
Transformers: Dark of the Moon
War Horse
MIGLIOR SONORO
The Girl with the Dragon Tattoo
Hugo
Moneyball
Transformers: Dark of the Moon
War Horse
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Harry Potter and the Deathly Hallows Part 2
Hugo
Real Steel
Rise of the Planet of the Apes
Transformers: Dark of the Moon

mercoledì 25 gennaio 2012

J. Edgar


J.Edgar,  (USA 2011 , 137 ')
Regia: Clint Eastwood
Genere: drammatico
Interpreti: Leonardo DiCaprio, Armie Hammer, Naomi Watts, Josh Lucas, Lea Thompson

Il film tratta della vita di John Edgar Hoover e di come divenne il primo direttore di una delle più famose agenzie investigative del mondo: l'FBI. J.Hoover la ereditò nel 1935 quando ancora era conosciuta col nome di BOI (Bureau of Investigation); fu soltanto grazie alla sua intraprendenza di leader (spesso anche ai limiti dello spionaggio interno legale) che il Bureau riuscì ad ottenere piena giurisdizione in ambito federale in tutti gli Stati.
In quarantotto anni di direzione dell'FBI, J.Edgar (DiCaprio) ha potuto interagire con i fatti più importanti della storia contemporanea degli Stati Uniti d'America e durante il film vengono narrati i più salienti da egli stesso, ovviamente secondo la sua versione autobiografica. Puntualmente sbugiardata dal piùccheamico di sempre nella vita e nel lavoro: Clide Tolson (Hammer).
La lotta interna ai filo-comunisti durante il maccartismo; gli spettacolari arresti ai danni del crimine organizzato dilagante dopo la Grande Depressione del 1929; la cattura e l'uccisione di John Dillinger ad opera di Melvin Purvis (obbligatorio visionare Nemico Pubblico di Michael Mann per ottenere un quadro d'insieme); la gestione del rapimento di Baby Lindberg. Questi alcuni dei temi storici affrontati con grande dovizia di particolari nei dialoghi incalzanti; merito di una sceneggiatura magistrale; opera di Dustin Lance Black, già sceneggiatore per Milk : curioso che un mormone rediga in meno di quattro anni due scritti sull'omosessualità.
L'intento di Eastwood non è quello di costruire una cronaca rigorosa di J.E.Hoover bensì di illustrarci chi è J.Edgar: un uomo dalla personalità estremamente complessa, un'affilata mente politica capace di tenere in pugno ben otto presidenti americani ma anche un ragazzo in perenne lotta con le sue fragilità interiori opportunamente represse da un complesso di Edipo grande come la Casa Bianca.
Clint Eastwood è maestro nell'introspezione sui suoi personaggi palesando la sua dote migliore con la delicata bellezza delle sue immagini, che trova soprattutto espressione quando assistiamo alle scene di intimità , e J.Edgar non è scevro da questa dinamica. La cena privata a casa dell'amico Clide meriterebbe di per se stessa un Oscar. 
La visione e l'ideazione di J.Edgar possono quindi offrirci un ulteriore tassello per costruire e comprendere la poetica cinematografica dell'Eastwood-regista: un uomo estremamente attratto dalle figure forti, arcigne, rocciose e spigolose; ma che in realtà sono in grado di racchiudere nel proprio Io un oceano complesso di emozioni in grado di rendere tangibilmente umani i personaggi da lui concepiti. 
In questo Walt Kowalsky di Gran Torino, Frank Dunn di Million Dollar Baby e J.Edgar rappresentano una sorta di archetipo per il regista, che indubbiamente riversa nelle sue creature le influenze dell'Eastwood-attore (due volti della stessa medaglia), capace di ruoli eccelsi come l'uomo senza nome nella trilogia del dollaro di Sergio Leone.
In ultima analisi, J.Edgar emoziona e pone una nuova tacca sul cinturone dei successi del maestro Eastwood.

Stelle (da 1 a 4) = 3 e 1/2

martedì 24 gennaio 2012

Shame


Shame, ( UK 2011 , 99 ' )

Regia: Steve McQueen
Genere: drammatico
Interpreti: Michael Fassbinder; Carey Mulligan; James Badge Dale; Nicole Beharie

Brandon ( Fassbinder ) è un brillante uomo in carriera che vive a New York ed ha un perfetto appartamento da yuppie del 2000; inoltre Brandon soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo che lo fa continuamente pensare ed agire in funzione del sesso. Succede quindi che la sua routine sia scandita da notti bollenti passate fra cosce a pagamento, riviste pornografiche, DVD di dubbio gusto e nel cercare spasmodicamente il coito (molto spesso autoprodotto) nel bagno dello studio durante la pausa caffè.
La vita di Brandon viene improvvisamente turbata con l'arrivo sorella minore Sissy (Mulligan), bisognosa di un posto dove dormire e di una spalla fraterna su cui piangere e che ben presto non tarderà a testare il talamo di Brandon nientemeno che con il suo capo David (Badge Dale).
Finale aperto per una storia di desolazione, solitudine e sofferenza interiore dove non si lascia spazio alla riflessione ed in cui i frenetici ritmi della città non aiutano i protagonisti ad avvicinarsi e parlare. 
Le scene ci sbattono in faccia i più brutali istinti autolesionisti che non hanno tempo e che si consumano in taglienti bagni troppo bianchi, asiatiche alcove, oscuri anfratti rosso porpora dove una fellatio viene eseguita in maniera non ortodossa oppure mentre si fa una tenaglia al bar davanti a tutti con la facilità con cui si si beve un Martini. Triste Liza Minelli dei giorni nostri ( ascoltare e vedere per credere ).
McQueen torna alla sua seconda esperienza lavorativa con Fassbinder dopo "Hunger" del 2008 e conferma la perfetta empatia costruita fra i due dimostrando che la qualità della recitazione va come sempre ben oltre il dialogo e che il vero banco di prova per un attore non sono le battute bensì la mimica facciale. Pienamente meritata la Coppa Volpi di Fassbinder di quest'anno alla Mostra del Cinema di Venezia; d'altro canto il giudizio dell'opera di McQueen non può focalizzarsi soltanto sulle grandi doti dell'attore.
Il collaterale punto di forza della pellicola, in grado di farci introiettare nella mente di Brandon, risiede certamente nella scelta del regista di basare quasi tutte le scene sui primi piani di lunga durata, quasi di una violenza inaudita. 
Plauso al direttore della fotografia, Sean Bobbit ( ! ), il quale ha saputo conferire ad una città caotica e mai quieta come New York una valenza "europea" più adatta agli scenari drammatici, e lo fa grazie ad una completa alienazione dei luoghi in cui si svolgono le vicende di Brandon: non è NYC, Brandon è ovunque. 
L''intento è certamente quello di denunciare una realtà difficile a tutt'oggi ancora taciuta per vergogna o ignorata, tuttavia la sceneggiatura non presta il giusto mordente ad un soggetto che invece avrebbe rabbia da vendere proprio perchè affronta una tematica attuale e nuova, figlia dell'iperstimolazione di internet e dell'era digitale.
Il plot semplicemente non si svolge; non assistiamo a punti di cambiamento focale nella vita di Brandon alla quale lo spettatore assiste senza poter attuare la consueta catarsi che è insita in ogni dramma.
Niente svolte, soltanto un finale aperto che McQueen poteva risparmiarsi.

Stelle (da 1 a 4) = 2 


sabato 21 gennaio 2012

Aspettando "Lo Hobbit"

                                    

Il fermento sul web cresce alla velocità della fibra ottica diffondendo l'ansia dell'attesa sulle pagine di ogni blog dedicato o sui profili facebook di chi davvero non riesce a fare a meno di attendere l'uscita del nuovo film di Peter Jackson: Lo Hobbit.
Questo romanzo si colloca nella sconfinata galassia fantasiosa della produzione di J.R.R.Tolkien e narra la catena di eventi che precedono le vicende della trilogia del Signore degli Anelli. 
La storia incomincia nel modo più tranquillo possibile, Bilbo spippacchia la sua erba sull'uscio di casa quando arriva Gandalf che gli propone di prendere parte ad un' avventura, lo hobbit esita in un primo momento di fronte alla proposta dello stregone dicendo che gli hobbit sono gente tranquilla, non avvezza alle avventure, da lui definite "Brutte fastidiose scomode cose". Tuttavia il giorno dopo fa la conoscenza di un gruppo di nani cappeggiato dal famosissimo Thorin Scudodiquercia e 12 amici, che se elencanti in sequenza sembrano una formula magica degna del miglior Mago Otelma: Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur e Bombur.
La faccenda prende una brutta piega per Bilbo che si ritrova tutti questi ospiti in casa e si ritrova irrimediabilmente impelagato in questo viaggio inaspettato.

All'indomani dell'enorme successo ottenuto da Peter Jackson con la trilogia del Signore degli Anelli, subito il pubblico ed i media si sono interrogati riguardo all'eventualità di realizzare l'adattamento de Lo Hobbit in due parti, le quali sarebbero uscite rispettivamente a dicembre 2011 e a dicembre 2012 tramite la New Line Cinema e la Warner Bros. A seguito dei ritardi riportati dalla situazione finanziaria della MGM, le case di produzione hanno posticipato l'uscita dei due film a dicembre 2012 e a dicembre 2013. Nel corso del 2011, Jackson ha rivelato il titolo della pellicola, The Hobbit: An Unexpected Journey.
La sceneggiatura del film è stata scritta da Peter Jackson, Fran Walsh, Guillermo del Toro e Philippa Boyens


Jackson ha parlato della prima parte della storia descrivendola più "divertente e avventurosa" (ovvero simile a quella descritta nel romanzo originale), mentre la seconda più "drammatica ed epica" con uno stile di narrazione tipico de Il Signore degli Anelli. Contrariamente al romanzo, il film e il suo seguito avranno molti collegamenti e riferimenti alla trilogia ideata da Jackson, come ad'esempio la presenza di Ian Holm ed Elijah Wood all'inizio del film, rispettivamente nei ruoli di Bilbo anziano e di Frodo Baggins. La trama, inoltre, è stata estesa con fatti presenti in altre opere di Tolkien e nelle sue interminabili appendici ai libri.
Insomma, Peter Jackson ha le carte in regola per poter snocciolare un nuovo blockbuster di riferimento nel mondo della cinematografia fantasy.

Le prime dichiarazioni ufficiali provengono da Elijah Wood, in occasione del Sundance Festival del 2012.
Ecco alcune delle sue frasi riportate da un articolo uscito il 19 Gennaio scorso sul Salt Lake Tribune :

 “Ho già girato la mia parte. Sono stato sul set per un mese. In realtà non abbiamo impiegato molto per le mie scene. Si è trattato più che altro di farmi una piccola vacanza e incontrare vecchi amici”.
“Erano passati 11 anni da quando avevo messo piede a Hobbiville. Ho compiuto 19 anni lì. E’ pazzesco. Ero sulla collina a guardare gli smial e ho pensato, ‘Ho compiuto 19 anni proprio qui e adesso ne ho 30′. E’ stato stranissimo. E molti dei vecchi componenti della troupe erano lì, il che ha reso tutto ancora più bizzarro. E’ stato come tornare indietro nel tempo. Davvero straordinario”.


Inoltre l'attore ha avuto modo di tranquillizzare i fedelissimi puristi del romanzo fantasy, che come al solito non hanno tardato a farsi sentire circa la presenza del personaggio di Frodo in una scena del film:
 “E’ una scena adorabile, molto adeguata. Hanno gestito la cosa in modo intelligente, è una bella aggiunta alla storia”.
Non resta che aspettare dicembre 2012 per intraprendere con il giovane Bilbo il suo viaggio inaspettato.






venerdì 20 gennaio 2012

Sogno o son mesto?


L'attualità del Sogno, l'emozione del surreale che diventa scena e ci trasporta in mezzo al mare dell'inconscio si fa beffe del nostro presente e ci ricorda quanto era più bella un'era in cui il cinema era poesia.

Grazie Federico.








lunedì 16 gennaio 2012

Le idi di marzo

Le idi di marzo, ( USA 2011 , 98 ' )Regia: George Clooney
Genere:drammatico
Interpreti:Ryan Gosling, George Clooney, Evan Rachel Wood,Marisa Tomei, Philip Seymour Hoffman,PaulGiamatti,Jeffrey Wright

Stephen Meyers ( Gosling ) è un giovane e brillante addetto stampa per la campagna elettorale di Mike Morris ( Clooney ), governatore della Pennsylvania e candidato democratico alla presidenza, in competizione contro il senatore dell'Arkansas Ted Pullman. I candidati sono in campagna elettorale in Ohio, ed entrambi i loro staff stanno cercando di ottenere l'approvazione del senatore democratico della Carolina del Nord Franklin Thompson, che può far ottenere a uno dei due candidati la vittoria alle primarie.Il geniale talento politico di Stephen verrà posto alla mercè di due navigati organizzatori di campagne fra loro contrapposti dal modo di agire ma uniti dal medesimo colore politico: da una parte Paul   ( Seymour Hoffman ) al servizio di Morris e dall'altra Tom ( Giamatti ) al servizio di Pullman. Uno scandalo sessuale complicherà gli eventi.Clooney si ripete confermando le sue grandi doti realizzative di regista nel momento in cui si cimenta con un ben preciso genere di cinematografia molto caro all'artista americano: quello della denuncia e dell'impegno civile. Il talento del giovane Gosling convince, belloccio ma con gli artigli, ne vedremo delle belle in futuro ; a sorreggere il protagonista un cast robusto che conferisce struttura alla recitazione. Seymour Hoffman e Giamatti riescono a creare realtà in qualunque situazione: ormai consacrati nell'olimpo dei grandi.Tutti gli uomini di George Clooney.
Plot ben articolato che si sviluppa nei tempi giusti; precisa inquadratura delle caratteristiche dei personaggi attraverso una sceneggiatura stringente del tutto focalizzata allo svolgimento dei dialoghi.
Niente fronzoli in una pellicola in cui la fanno da padrone i contenuti politici.
Il regista ripete assolutamente la soddisfacente performance di Good Night, and Good Luck del 2005 presentato a Venezia.Assolutamente dovuto lo spunto di riflessione sulla figura del governatore Morris, chiara trasposizione nel reale dell'attuale presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Clooney non esita a dimostrare la sua delusione ed il suo diasappunto nei confronti di un Presidente che da tutti era stato investito di una valenza messianica e che invece ha dimostrato l'inconsistenza delle sue tematiche attraverso una serie di fallimenti.
Ben fatto. Quadrato.

Stelle (da 1 a 4) = 3 e 1/2

The Tree of Life

The Tree of Life, ( USA 2011 , 138 ' )
Regia: Terrence Malik
Genere: drammatico
Interpreti: Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain


Famiglia texana standard degli anni Cinquanta, giovane middle class agli albori. Si assiste alla progressiva crescita di Jack: dall'innocenza e dalla bellezza della vita sperimentata nell'infanzia, alla prima adolescenza segnata da un padre eccessivamente spartano sino alla disillusione dell'età adulta. Nell'anniversario della morte del fratello intraprenderà un cammino interiore per comprendere il significato della vita e raggiungere la riconciliazione con il padre.Le facoltà comunicative sviluppate dalla regia vanno ben oltre i canoni della cinematografia contemporanea.Il focus della pellicola non vede il suo impianto portante nella narrazione e negli sviluppi degli effetti della trama; bensì nella continua creazione di un' iconografia emozionale e sensoriale, specchio dei ricordi e dei sentimenti di Jack.Avvicinandoci in punta di piedi alla poesia visiva di Terrence Malick si riesce a scorgere un punto di riflessione che trae spunto dalle vicissitudini di Jack per spiccare il volo verso vette speculative più alte: il mito della creazione e della fine del mondo passando per la sua eterna palingenesi; la speranza ancestrale della vita dopo la morte; la redenzione.Le immagini scelte dal direttore della fotografia Emmanuel Lubezky ( già collaboratore di Malick nel 2005 per The New World ) mutano radicalmente la loro funzione rispetto alla cinematografia convenzionale: non sono più fruibili passivamente in quanto portatrici di un contenuto pre-confezionato bensì devono essere considerate come un punto di partenza per le riflessioni e le emozioni del pubblico tentando un esperimento di empatia estrema col regista.Si attinge a piene mani e senza veli a "2001:Odissea nello Spazio" ed all'ultimo capolavoro di Clint Eastwood "Hereafter", soprattutto nel finale.Al di là della bellezza dell'opera, meritatamente insignita con la Palma d'Oro a Cannes nel 2011, gli intenti del regista devono comunque fare i conti con una eccessiva soggettività che non sempre coinvolge il pubblico. E' necessaria una certa serenità per poter apprezzare pienamente la pellicola; il rischio ipnotico è dietro l'angolo.Probabilmente il mondo sta osservando la genesi di un nuovo modo di concepire il cinema e per questo, forse, ancora non siamo del tutto pronti.Poetico.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 3

Il cigno nero

Il cigno nero, ( USA 2010 , 108 ' )
Regia: Darren Aronofsky
Genere: drammatico
Interpreti: Natalie Portman, Mila Kunis, Vincent Cassel, Wynona Rider, Barbara Hershey

A New York una compagnia di balletto sta allestendo Il lago dei cigni. Il direttore della compagnia, Thomas Leroy ( Cassel ) decide di sostituire la prima ballerina Beth ( Rider ), iniziando una nuova selezione per il ruolo principale. Ben presto il campo si restringe a Nina ( Portman ), brava ma poco espressiva, e Lily ( Kunis ), meno precisa ma molto più sensuale.Il ruolo richiesto alla prima ballerina in questo spettacolo è molto complesso poichè ne "Il lago dei cigni" è infatti previsto che interpreti sia l'innocente Odette (cigno bianco) sia la seducente Odile (cigno nero).
Nina è una ragazza fragile ed insicura; è vittima di una madre iperprotettiva e frustrata per la carriera artistica che non ha mai avuto.La ballerina inizia così un calvario psicologico che la porterà, al termine di una dolorosa introspezione, a guardare allo specchio il lato oscuro di se stessa.
Aronofsky presenta al pubblico due laghi dei cigni; Nina-Odette contro Lily-Odile.
Il parallelismo è molto avvincente nelle prime fasi di sviluppo della trama, tuttavia nella coda della vicenda diventa troppo stringente lasciando lo spazio alle visioni deliranti di Nina e soffocando l'eventualità di qualche colpo di scena.
Le tinte dark dello psicodramma di Aronofsky sono volutamente scarne; i colori delle scene denotano una violenza visiva molto accentuata in accordo con il soggetto della trama.
Nonostante ciò il gioco dei doppi e degli ambigui non decolla ed il pubblico metabolizza immediatamente lo schema evolutivo della triste vicenda umana della protagonista. Il plot non convince.
Questa grave falla nella progettazione della pellicola viene chiaramente dimostrata dal fatto che Il cigno nero conquista una sola statuetta sulle cinque nomination ricevute.
Natalie Portman si aggiudica l'Oscar come miglior attrice del 2011 lasciandoci senza parole in una magistrale interpretazione di un personaggio assai complesso che richiede forti capacità di controllo della parte. Assolutamente non da tutti.


Stelle ( da 1 a 4 ) = 2 e 1/2

Il Grinta

Il Grinta, ( USA 2010 , 110 ' )

Regia: Joel Coen, Ethan Coen
Genere: westernInterpreti: Jeff Bridges, Matt Damon, Josh Brolin, Hailee Steinfeld, Barry Pepper, Domhnall Gleeson, David Lipman


Ai confini dell'universo coloniale conosciuto, in una terra di confine che lambisce la silente Nazione Indiana, la piccola Mattie Ross ( Steinfeld ) assiste inerme al brutale omicidio del padre per mano di Tom Chaney ( Brolin ). La treccioluta ragazzina ha "grinta" da vendere ed ingaggia in paese lo sceriffo monocolo Reuben J. "Rooster" Cogburn ( Bridges ) la cui insaziabile fame di caccia al bandito è soltanto pari alla sua insaziabile sete d'alcol.Alla coppia si aggiunge il signor La Boeuf ( Damon ) , Texas Ranger anch'esso sulle tracce di Chaney per l'omicidio di un senatore nello Stato della Stella Solitaria.Inevitabile il paragone con l'omonimo film del 1969 diretto da Hathaway e che decretò l'unico premio Oscar di John Wayne: se si considerà il romanzo di Charles Portis da cui è tratta la storia si può tranquillamente affermare che la versione dei Coen del 2010 è certamente più fedele della sua antesignana.Con questo film si chiude il cerchio che disegna il percorso logico della talentuosa coppia di registi contemporanei intrapreso con "Non è un paese per vecchi" del 2007.Il punto di partenza è il western dei Coen caratterizzato dalla contemporaneità e dalla violenza che supera ogni tempo ed ogni percezione dello spazio ( reale ed onirico ). Il punto d'arrivo è il western convenzionale ad uno stadio primordiale; ancor prima delle contaminazioni di Sergio Leone. Il prezzo è la poca originalità."Il Grinta" del 2010 sancisce dunque una netta linea di demarcazione fra le due visioni coeniane di questo genere. Il risultato è che la violenza non ha tempo: il baratro dell'atroce solitudine di una morte è identico nel suo attuarsi sia in un motel texano sia in uno sperduto capanno dell'Arkansas.Bridges più che stupire conferma; i baffuti Damon e Brolin piacciono ma la vera rivelazione è la straordinaria padronanza del personaggio dimostrata dalla giovanissima Steinfeld solo quindicenne.Ultimo plauso da attribuire a Roger Deakins, direttore della fotografia già artefice delle immagini di notevoli capolavori come "Il grande Lebowski" ( 1997 ), "Non è un paese per vecchi" ( 2007 ), "Revolutionary Road" ( 2008 ).In un genere come il western la fotografia è circa tre quarti della pellicola.Indiscutibili le dieci nominations all'edizione del Premio Oscar.

Stelle ( da 1 a 4 ) : 3 e 1/2

Parto col folle

Parto col folle, ( USA 2010 , 100 ' ).

Regia: Todd Phillips
Genere: commedia
Interpreti: Robert Downey Jr., Zach Galifianakis, Michelle Monaghan, Juliette Lewis, Lamie Foxx

Peter Highman ( Downey Jr. ) è un brillante architetto di successo che sta per tornare a casa per fare compagnia all'adorata mogliettina ( Monaghan ) munita di pargolo in arrivo. Purtroppo all'aeroporto la sua valigia viene confusa con quello di Ethan Tremblay ( Galifianakis ) pervaso dalla geniale idea di trasportare nel suo bagaglio a mano marijuana come fosse un pacco di biscotti della nonna. Peter ed Ethan vengono fatti scendere dall'aereo e quest'ultimo si offre di accompagnarlo a Los Angeles con una macchina a noleggio. Questo è l'incipit di un aviaggio surreale attraverso gli States tempestato di gag e dialoghi assurdi fra due mondi diamentralemnte opposti: la precisione maniacale di Peter e la sua aggressività; la completa disconnessione dal mondo di Ethan. E' tutto un tripudio di gratuita violenza a rotelle condita da una giusta dose di funereo caffè.
Todd Phillips, stesso regista di "Una notte da leoni" del 2009 ( ed ora in procinto di sequel ), è maestro del comico-grottesco contemporaneo e "ri - utilizza" il suo rodato feticcio Galifianakis per dare un volto alle sue idee; Robert Downey Jr poco credibile nei panni del colletto bianco.
Il film scorre senza fatica verso la fine e i tempi morti che minacciano la mal riuscita della pellicola vengono facilmente resi piacevoli dalla scenografia naturale ed antropologica dell'America on-the-road, sempre ricca di nuovi emozionanti scenari.
Un'ora e quaranta a cuor leggero, lontano dalle elugubrazioni mentali del giorno passato.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 2

Il discorso del Re

Il discorso del Re, ( UK/Australia 2010 , 111 ' )

Regia: Tom HooperGenere: storico/drammaticoInterpreti: Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Michael Gambon

Un discorso importante in radio-diffusione trasmesso a tutti i paesi del Commonwealth britannico. Il Principe Alberto ( Firth ), Duca di York, il secondo figlio di Re Giorgio V ( Gambon ), si appresta verso la tribuna d'onore per la chiusura dell'Empire Exhibition allo stadio di Wembley nel 1925, con sua moglie Elisabetta, Duchessa di York ( Bonham Carter ) al suo fianco. Sfortunatamente l'orazione reale porrà in forte imbarazzo i sudditi presenti ed in ascolto per via della grave balbuzie che affligge il principe.Per affrontare il problema, dopo aver tentato innumerevoli metodi ai limiti fra la medicina e la cialtroneria, la moglie Elisabetta decide di consigliare al marito rassegnato un'ultima visita di Mr.Lionel Logue ( Rush ), logopedista
ispirato da se stesso di origini australiane dai modi decisamente anticonformisti per l'epoca.Tutto l'impianto del film poggia le sue basi su un plot del tutto semplice e lineare e sposta il focus d'attenzione dello spettatore non tanto sugli eventi quanto sull'evoluzione del rapporto fra il Re Giorgio VI e Mr.Logue.Il primo vive una profonda transizione dalla reticenza snob verso il prossimo alla piena apertura nei confronti del mondo ( anche attraverso una profonda introspezione ); il secondo invece da una posizione di piena sicurezza infusa
dai successi del suo lavoro ad un atteggiamento nettamente più umile, posto in prova dal complesso raporto di amicizia e di lavoro con il Re.Giorgio VI affronterà non senza difficoltà i mostri del suo passato grazie alla gentile guida di Mr.Logue, riuscirà a porre in scacco la sua balbuzie e a divenire una guida per l'Inghilterra in uno dei periodi storici più bui della
storia contemporanea.Colin Firth grandioso. Sguazza come un pesce nella barriera corallina, il volto e la mimica corporea sono perfettamente congeniali all'interpretazione del ruolo di sovrano irrigidito ( meritatissima la nomination come miglior attore )
e non è la prima volta che lo si vede fare il pesce lesso in grande stile ( "Il diario di Bridget Jones" o "L'importanza di chiamarsi Ernest" ). Poter simulare una grave balbuzie non è prestazione che tutti gli attori possono vantare ed è per questa ragione che varrebbe la pena ascoltare il film in lingua originale; dal versante "italiano" pieno plauso al doppiaggio di
Firth, eseguito magistralmente da Luca Biagini ( già voce di John Malkovich, Denzel Washington ed Ed Harris ).Colpisce positivamente anche la posata e sobria interpretazione di Geoffrey Rush, perfettamente in sintonia con i toni misurati della trama esposta.Realmente una delle migliori pellicole prodotte nel 2010.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 4

Vi presento i nostri

Vi presento i nostri, ( USA 2010 , 98 ' )

Regia: Paul WeitzGenere: commediaInterpreti: Ben Stiller; Robert De Niro; Teri Polo; Jessia Alba; Owen Wilson; Barbra Streisand; Dustin Hoffman

Gaylord Fotter ( Stiller ) e la moglie Pam ( Polo ) sono felicemente sposati e da poco genitori di due gemelli.
Quando nonno Jack ( De Niro ) sfiora l'infarto, la preoccupazione di trovare un degno erede al suo ruolo di padrino e pastore della famiglia ricade sulle spalle di Greg con tutto il peso e l'ansia di cui solo il padre di sua moglie sa caricarlo. Come se non bastasse, torna a farsi vivo Kevin ( Wilson ) il ricco e sensibile ex pretendente di Pam ed entra nella vita di Greg la bellissima tentatrice Andi Garcia ( Alba ), una rappresentante farmaceutica decisa a fare di lui il testimonial di una pillola per la disfunzione erettile.Nonostante alcune gag brillanti ( epica la scena dell'iniezione ) la pellicola stenta a raggiungere i livelli di intrattenimento che erano stati propri della prima pellicola e che in parte già erano venuti meno nel secondo capitolo della saga dei Fotter.I personaggi vengono manieristicamente pompati nelle loro caratteristiche e perdono il mordente di una volta; emblematici De Niro e Hoffman, che fortunatamente si limita ad una scarna comparsata di qualche minuto nelle vesti di uno stagionato Joaquin Cortès.La commedia insomma delude già in partenza rivelandosi un clamoroso flop e guadagna due nominations, "Peggior attrice non protagonista" ( Streisand ); e "Peggior Sceneggiatura" del 2011 alla kermesse cinematografica satirica dei Golden Raspberry Awards che precede di un giorno la consegna degli Oscar.
Vi presento i mostri.


Stelle ( da 1 a 4 ) = 1/2

The Blues Brothers - 30 senza invecchiare

Esattamente 30 anni fa, nell'incredibilmente lontano 1980, usciva nelle sale di tutti gli USA una delle mie pellicole preferite: The Blues Brothers.Molte persone oggi si ritrovano ancora a gustare le strambe scene e la straordinaria colonna sonora del film.Fiumi di parole sono stati vomitati dalla carta stampata nel corso di questo lungo trentennio tentando di inquadrare un'opera cinematografica che fa del suo punto di forza proprio l'atipicità di un cult movie che accomuna in sè molti generi, e quindi inclassificabile al cento per cento.

Inizialmente l'accoglienza della critica sui maggiori quotidiani d'America fu impietosa e fredda. La prima recensione apparve sul Los Angeles Times parlando di "...disastro da 30 milioni di dollari", accomunando "The Blues Brothers" a "1941: Allarme a Hollywood" in quanto a "disfunzioni ghiandolari". Il Washington Post scrisse di "imbecille stramberia" quella di nascondere gli occhi espressivi di Belushi con degli occhiali da sole. In realtà, secondo quanto dichiarato da John Landis nella biografia di Belushi scritta dalla moglie, gli occhiali da sole salvarono in più occasioni le riprese, quando Belushi si presentava sul set drogato e con l'aria assente. Decisamente più entusiasmante è stata invece la risposta della critica nel Vecchio Continente e precisamente in Italia: "una delle sorprese dell'anno" per La Repubblica ( a tal proposito consiglio la lettura di "John Belushi. L'anima blues in un corpo punk: il comico demenziale", Stefano Sorbini Editore, 1996 ).Gli incassi statunitensi non furono esaltanti: con 57 milioni di dollari divenne il decimo incasso del 1980, anno dominato dal blockbuster L'impero colpisce ancora. Gli incassi esteri di 58 milioni però resero i Blues Brothers il primo film statunitense a incassare più all'estero che in patria, portando l'incasso totale a 115 milioni di dollari ( Box Office Mojo ).

La caratteristica principale del film risiede a mio avviso nella sua colonna sonora, al punto che il 6 agosto 2004, dopo un lungo sondaggio, la BBC ha dichiarato quella dei Blues Brothers come la più bella della storia del cinema, grazie anche all'incredibile e irripetibile cast di giganti della storia del blues, del soul e della Motown che vi parteciparono, Ray Charles, Aretha Franklin, James Brown, Cab Calloway e John Lee Hooker.Un film in grado di non appassire, di restare invece attuale grazie alla sua visione dissacrante delle istituzioni e della borghesia americana poggia il suo impianto contenutistico su solide basi artistiche: se questa pellicola non fosse stata accompagnata da "Think" ( Areta Franklin ); "Shake a Tail Feather" ( Ray Charles ) oppure "Minnie the Moocher ( Cab Calloway ) probabilmente le opinioni del Los Angeles Times sarebbero state vincenti.

Perchè in 30 anni di vita "The Blues Brothers" è ancora giovane e pimpante?Proviamo ad accomodarci sulle nostre poltrone, rilassiamoci e guardiamo ancora una volta il film. Salterà all'orecchio che stiamo anche ascoltando uno degli omaggi più belli da parte della cinematografia alla musica.
Perchè in 30 anni di vita "The Blues Brothers" è ancora giovane e pimpante?Semplice: perchè l'arte è per sempre!

Le Cronache di Narnia - Il Viaggio del Veliero

Le Cronache di Narnia - Il Viaggio del Veliero, ( USA 2010 , 102 ' )
Regia: Michael Apted
Genere: avventura\fantasy
Interpreti: Ben Barnes, Skandar Keynes, Georgie Henley, Will Poulter


Terzo capitolo della saga delle Cronache di Narnia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il gruppo dei quattro fratelli protagonisti delle vicende narrate subisce una significativa diaspora: i maggiori   ( Susan e Peter ) si stabiliscono negli Stati Uniti mentre i minori ( Lucy ed Edmund ) vengono ospitati a Cambridge a casa dello zio, in compagnia del lagnoso cuginetto Eustace ( Poulter ).La storia ha inizio in una giornata qualunque durante l'enesima sciocca litigata fra cugini in merito ad un dipinto: Lucy ( Henley ) si accorge che il quadro con un veliero che solca un mare tempestoso in realtà si sta muovendo realmente! Eustace ed Edmund ( Keynes ), presi dalla foga non si accorgono di ciò che urla la cuginetta ed in men che non si dica i tre si ritrovano dapprima sommersi da un'immane massa d'acqua e quindi catapultati niente meno che nel mare aperto di Narnia.Verranno tratti in salvo dal veliero comandato dal Principe Caspian, in missione alla ricerca dei Sette Lords.Viaggio insidioso e ricco di colpi di scena alla ricerca non soltanto degli esuli ma anche delle sette spade appartenute ad essi al fine di evocare nuovamente lo spirito del vecchio e saggio leone Aslan.Esseri con un piede, isole stregate e palazzi invisibili fanno da corollario ad un fantasy gradevole.Decisamente interessanti le analogie con la morale cristiana che sono presenti all'interno della pellicola: gli eroi in primis combattono contro le loro stesse tentazioni e le sette isole potrebbero rappresentare in questa chiave di lettura i sette vizi capitali.Il reale intento educativo di stampo religioso contenuto nei libri di Lewis viene quindi maggiormente evidenziato nel terzo capitolo della saga durante una scena in cui Edmund chiede ad Aslan se mai lo incontrerà di nuovo nel suo mondo.Aslan risponde: " ...Ci sono, ma là ho un altro nome. Dovete imparare a conoscermi con quel nome. Questa era la vera ragione per cui siete stati portati a Narnia, perché conoscendomi qui per un poco, potrete conoscermi meglio là..." - se si legge il versetto di Giovanni 14,7 si troveranno moltisime analogie, attribuendo ad Aslan una figura chiaramente cristologica.Il merito degli sceneggiatori e della regia è stato quello di illuminare il pubblico sullo sviluppo interessante dei contenuti della saga.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 3

Jackass 3D

Jackass 3D, ( USA 2010 , 94 ' )
Regia: Jeff Tremaine
Genere: azione\documentario
Interpreti: Johnny Knoxville, Bam Margera, Ryann Dunn, Steve-O, Jason Acuna, Preston Lacy, Chris Pontius, Ehren McGehey, Dave England, Loomis Fall, Tony Hawk

Nel decennale della prima apparizione di Jackass su MTV America, ci viene proposto al cinema il terzo capitolo... e stavolta in 3D!
Knoxville e compagni vitelloni continuano a perserverare nella loro spasmodica ricerca dello scherzo pericoloso e del dolore estremo, soprattutto a scapito dei loro genitali.
Le acrobazie subiscono un'evoluzione rispetto ai precedenti episodi, non senza una cospicua dose di scenari splatter amplificati dalla percezione 3D.Colpisce soprattutto la detestabile e disgustosa performance di Preston Lacy, l'obeso sceneggiatore ed autore del soggetto.
Il grado di coinvolgimento è altilenante, molte gag sono davvero divertenti, sembra Paperissima ma di gran lunga più ingegnosa e diabolica; sfortunatamente altri episodi sono eccessivamente spinti al di là dell'intrattenimento ed assumono invece un aspetto grottesco, ponendo in evidenza aspetti patologici di alcuni membri del team.
Il dato sconcertante è che nel fine settimana di apertura negli USA, il film ha registrato il record per la miglior uscita invernale totalizzando un incasso di circa 50 milioni di dollari.
Non imitare... gli americani.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 0

La Donna della Mia Vita

La Donna della Mia Vita, (Italia 2010 , 96')Regia: Luca Lucini
Genere: commedia
Interpreti: Luca Argentero, Alessandro Gassman, Valentina Lodovini, Giorgio Colangeli, Stefania Sandrelli, Sonia Bergamasco

 Alba ( Sandrelli ) è una stagionata "signorina buonasera" della televisione di un tempo che fu ed ha cresciuto i suoi due rampolli affibbinado loro ruoli preconfezionati. Il primogenito Giorgio ( Gassman ) fa l'andrologo piacione dettando legge su spermatozoi ed ovaie altrui senza troppo tener conto delle materne velleità della mogliettina malmessa ed isterica ( Bergamasco ); il "piccolo" Leonardo ( Argentero ) è un fragile romanticone ed annega la sua ultima delusione d'amore nei rigatoni e nelle pillole anti-menopausa di mammina.I guai cominciano quando l'irritante bamboccione Leonardo presenta alla famigliuola la sua nuova bellissima fiamma Sara ( Lodovini ), una violoncellista radical-chic che all'insaputa dell'innamorato era già stata ghermita in passato dal Dottor Bollore de noantri. Giochi delle parti delicati e mai urlati, oneste interpretazioni dove emerge la dote espressiva di Valentina Lodovini. Davvero interessante la performance di Giorgio Colangeli nel ruolo del marito fedele che perde la bussola nel corso di una vita coniugale ineccepibile. I dialoghi ( che di norma dovrebbero rappresentare la colonna portante di una commedia ) risultano privi di mordente, poco coinvolgenti. Sarà la scelta delle immagini e della fotografia di una splendida Milano invernale a sostenere questa pecca ed a rendere tutto sommato la pellicola una commedia gradevole.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 2

Stanno tutti bene

Stanno tutti bene ( USA 2009 , 99 ' ) Regia: Kirk Jones
Genere: drammatico
Interpreti: Robert De Niro, Drew Barrymore, Kate Beckinsale, Sam Rockwell

Frank Goode ( De Niro ) è un qualunque rappresentante della vecchia classe media americana, per tutta la vita ha rivestito di PVC i cavi del telefono di tutto il paese guadagnando la sua fibrosi polmonare. Ha educato i suoi quattro figli all'etica del produrre e del divenire qualcuno. Ormai vedovo manda giù di traverso la naturale diaspora che ha disseminato i suoi figli in giro per l'America, ognuno alle prese con la propria vita; decide quindi di intraprendere un viaggio ( in treno ) ed andare a trovarli uno ad uno.
La pellicola è la rivisitazione dell'omonimo film di Tornatore del 1990. Il paragone con l'originale è inevitabile e pone in luce nette differenze comunicative tra il cinema hollywoodiano e quello italiano di alcuni registi : il primo molto legato all'immagine ed al contenuto del messaggio; il secondo invece al lirismo eccessivo e a tratti borioso che è tipico di Tornatore.
De Niro è ingrigito come Mastroianni ma di certo risulta meno imbambolato e trasognante.
I temi delicati del cambio dei tempi, dell'abbandono familiare e della disillusione non necessariamente devono essere affrontati con il manierismo melodrammatico insito nella pellicola originale dove i "fellinismi" si sprecano.
In questo la sceneggiatura americana ne esce vincente: la trama si svolge in maniera pulita e lineare.
Gli aspetti più profondi degli argomenti toccati vengono sviscerati in maniera semplice e diretta, rendendo efficace l'intento del regista anche grazie alle ampie capacità espressive del protagonista.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 2

L'Immortale

L'Immortale, ( Francia 2010 , 115 ' )
Regia:Richard Berry Genere:poliziesco/drammatico
Interpreti: Jean Reno, Kad Mérad, Jean-Pierre Darroussin, Marina Fois, Richard Berry

Marsiglia, giorni nostri. Tra rifiuti e dedali portuali in una città sudicia e pericolosa vive e cresce il talento criminale di Charly Mattei ( Reno ), affiancato nell'ascesa dai suoi fidati compagni Tony Zacchia ( Mérad ) e Martin Beaudinard ( Darroussin ). Alita alle sue calcagna una agguerritissima detective ( Fois ) dal passato certamente più felice del suo presente alcolico. Quattro vite complicate e sull'orlo del doppio gioco, sempre divise tra l'apparenza della copertura sociale e la cruenta realtà dei loro fatti. Questo è lo sfondo sul quale si stagliano gli eventi di questo poliziesco. Charly, ormai fuori dal giro per godere del calore familiare, viene crivellato di proiettili in un parcheggio un giorno qualunque. Sfortunatamente per i mandanti non muore e questo innescherà la sua implacabile vendetta al piombo. L'impianto della pellicola inizialmente struttura un plot avvincente nelle premesse ma che purtroppo non riesce ad emergere dai consueti schemi del classico poliziesco: non stupisce e spesso si anticipa. Jean Reno il buono-cattivo lo sa fare bene restando tuttavia troppo ancorato alla sua figura fin troppo simile al rude detective Fiorentini di Wasabi (2001); Mérad nella parte del boss spietato da macchietta con mille fisime da ipocondriaco-compulsivo non convince, avrebbe certamente fatto meglio a rimanere giù al Nord. Film dalle ottime premesse inaspettatamente deluse.


Stelle ( da 1 a 4 ) = 1 e 1/2

The Town

The Town, ( USA 2010 , 123 ' )
Regia: Ben Affleck
Genere: drammatico\poliziesco
Interpeti: Ben Affleck, Rebecca Hall, Jon Hamm, Jeremy Renner

Nella giovane storia degli Stati Uniti, Charlestown ( storico sobborgo di Boston ) è sempre stata descritta come uno dei gangli vitali della Nazione.Importanti patrioti americani erano originari della "Town"; nel carcere di Charlestown furono giustiziati Sacco e Vanzetti.
Oggi è una culla di malfattori dove Doug MacRay ( Affleck ) insieme a Jem ( Renner ) crescono ed imparano dalla strada la violenta arte della rapina.Ladri di professione che hanno alle spalle passati disastrosi di certo privi di un fondamento familiare.
Il padre di Doug che viene idolatrato per i suoi quarant'anni di carcere.
La vita scorre liscia come l'olio per la gang del protagonista fin quando durante l'ennesimo colpo l'irruento Jem decide di prendere in ostaggio la giovane direttrice della banca rapianata, Claire ( Hall ).
Gli eventi che delineano la trama prendono origine da questo evento e si svilupperano essenzialmente su due piani: quello dell'azione dove la caccia all'uomo ingaggiata dal detective Frawley ( Hamm ) è certamente l'elemento accentrante; e quello della redenzione, del dramma umano di Doug, innamorato e voglioso di riscatto personale.
Ben Affleck produce una buona pellicola mettendo in mostra tutte le sue capacità direttive e di coordinazione di tutta la macchina produttiva di un film.
Cast azzeccato ( alla Biennale il film ha ottenuto una buona accoglienza, soprattutto sono state lodate le interpretazioni di Jeremy Renner e Jon Hamm ); regia efficace e d'effetto.
Si apprezza molto il riferimento artistico a Gomorra di Matteo Garrone.Inquadrature ricche di primi piani, molto più spazio all'espressività che
all'azione. Le scelte del regista pongono ad un livello superiore questo poliziesco rispetto agli altri.Ottima prova.


Stelle ( da 1 a 4 ) = 2 e 1\2

Gorbaciof

Gorbaciof, ( Italia 2010 , 85 ' )
Regia: Stefano Incerti
Genere: drammatico
Interpreti: Toni Servillo, Mi Yang, Geppy Gleijeses, Gaetano Bruno

Nei sobborghi di Napoli, incastrato fra cemento e carte da gioco, vive Gorbaciof ( Servillo ) chiamato così proprio per via di una voglia sulla fronte che lo fa tanto assomigliare all'ideatore della Perestroika.
Nella sua realtà difficile Gorbaciof si districa bene, riesce sempre a dipanare le matasse dei problemi verso i quali va incontro e li risolve con arcigna determinazione.
Lavora in carcere intascando mazzette, gioca d'azzardo e s'innamora della bellissima Lila ( Yang ) figlia del padrone del risotrante dove gioca a poker.
Per la prima volta nella sua vita Gorbaciof ha l'occasione di fuggire dal mondo che lo ingabbia grazie ai sentimenti che prova per la ragazza.
Le sue scelte saranno dettate dal senso di inadeguatezza che egli stesso avverte nei confronti delle persone e del mostro urbano che lo circonda.
Indubbiamente lo spettatore viene invitato ad assistere ad un genere di film e di regia che poco è stata proposta in Italia negli ultimi anni.Non ci troviamo di fronte al solito plot corale di Ozpetek dove prevalgono i drammi esistenziali iper-verbali dei personaggi.
Complice una capacità espressiva incommensurabile di Servillo ( da ricordare che quest'attore proviene dal teatro sperimentale ), la storia viene narrata con semplicità e senza fronzoli.
Le immagini a colori freddi delle riprese in digitale accompagnano dialoghi scarni ma carichi di messaggi visivi tangibili e palpabili quanto le parole.
I primi piani del protagonista sono molto più eloquenti di mille battute ( la prima si ascolta dopo 8 minuti e non è la sua! ).
Gorbaciof è uno Charlot post-moderno muto come il suo antesignano; semplice ed alienato ma capace di una grande interiorità se risvegliato nell'animo.
Incerti gioca molto bene le sue carte disegnando scene di un sapore naif commuovendo il pubblico con semplicità.
Toccante capolavoro.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 3 e 1\2

Inception

Inception, ( USA/UK 2010 , 148 ' )

Regia: Christopher Nolan
Genere: fantascienza/thriller
Interpreti: Leonardo Di Caprio, Joseph Gordon-Levitt, Ellen Page, Tom Hardy, Ken Watanabe, Dileep Rao, Cillian Murphy, Marion Cotillard, Michael Cane


Dom Cobb ( Di Caprio ) è un "estrattore" : il suo lavoro, al limite della legalità, è quello di penetrare nel subconscio della vittima e violare le difese che il soggetto costruisce attorno ad un'idea da proteggere.Per esercitare la sua abilità di ladro mentale si fa aiutare dal suo braccio destro Arthur ( Gordon-Levitt ). L'avventura più complessa della sua vita inizia quando riceve un ingaggio dal magnate Mr.Saito ( Watanabe ), il quale commissionerà a Cobb non l'estrazione bensì l'immissione di un'idea nel subconscio del giovane miliardario Robert Michael Fischer ( Murphy ). Cobb, con la speranza di riabbracciare i suoi figli a lavoro terminato, mette su una squadra composta da Arthur, Arianne ( Page ), Eames ( Hardy ) e Yusuf ( Rao ) ognuno con specifiche competenze nel campo della violazione dell'inconscio. Nolan propone al mondo intero la sua visione del cinema mostrando quanto siano malleabili gli elementi principali che compongono la materia fondante della settima arte: immagine, tempo e percezione.
La sceneggiatura ( Nolan ) è il frutto di un attento calcolo del regista durato dieci anni: parlare di coinvolgimento dello spettatore è francamente riduttivo.
Per dominare a pieno l'affascinante meccanismo narrativo è richiesta una forte partecipazione mentale che si traduce anche in condivisione affettiva del dramma umano ripercorso dal protagonista nell'atto di affrontare i fantasmi ( o idee? ) del suo passato.
Certamente Inception può essere descritta come una pellicola che segna il passo nella storia della cinematografia, almeno per quanto riguarda la modalità di distorsione della realtà e della sua percezione: il preludio di questo capolavoro lo si poteva già scorgere in maniera implicita tra le righe del cerebrale montaggio di Memento ( 2000 ) o delle fantasiose visioni oniriche di The Prestige ( 2006 ). Si può quindi senza dubbio affermare che Inception rappresenta l'esaltante sintesi equilibrata della ricerca artistica di Nolan ed in fine il suo indiscusso capolavoro.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 4

Mangia Prega Ama

Mangia Prega Ama, ( USA 2010 , 133 ' ). Regia: Ryan Murphy
Genere: drammatico
Interpeti: Julia Roberts, James Franco, Javier Bardem, Billy Crudup,Richard Jenkins, Luca Argentero


Elizabeth Gilbert ( Roberts ), autrice dell'autobiografia da cui è tratta la pellicola, vive un matrimonio apparentemente tranquillo con Steven (Crudup). che in realtà non la soddisfa. L'unica soluzione è fuggire dal nido e divorziare. Di nuovo nella Grande Mela sulla piazza come single rampante, conosce David ( Franco ) col quale vivrà un fatuo ed effimero turbinio di passione che porterà la protagonista a meditare la scelta di partire per un lungo viaggio alla ricerca di se stessa. A Roma, sottobraccio al Cicerone de noantri Giovanni (Argentero), Elizabeth fa indigestione di amatriciane e luoghi comuni dove l'idea dell'Italia e dei suoi abitanti viene stereotipata fino all'irritabile. Sarebbe doveroso ricordare all'autrice del manoscritto ed agli sceneggiatori che a Roma la guerra è finita da sessant'anni hanno l'acqua calda e la gente lavora. In India per meditare sui suoi errori e centrare se stessa: qui conoscerà un idraulico aspirante poeta e suo connazionale Richard (Jenkins). A Bali per riassaporare l'amore tra le irsute braccia del carioca dalla barba sfatta e camicia di lino Felipe (Bardem). Pelicola scontata, trama poco accattivante non sorretta da dialoghi adeguati; non ci troviamo di fronte ad una delle migliori prestazioni della Roberts. Paga Guarda Dormi.


Stelle ( da 1 a 4 ) = 1 e 1/2

Somewhere



Somewhere, ( USA 2010, 98 ' ).
Regia: Sophia Coppola
Genere: drammatico
Interpreti: Stephen Dorff, Elle Fanning, Chris Pontius, Benicio Del Toro

Johnny Marco ( Dorff ) è un attore sulla cresta dell'onda che impone la sua immagine nel jet set del cinema hollywoodiano.Vive nel leggendario Chateau Marmont Hotel ,dove perse la vita John Belushi in seguito ad un'overdose. Le sue giornate sono occupate da alcol, donne, macchine veloci e folle di fan. Rinchiuso nel mondo artificiale dello spettacolo Johnny perde il contatto con la realtà fino a quando non si trova a doversi prendere cura della figlia undicenne Cleo( Fanning ).La pellicola è chiaramente autobiografica: la piccola Cleo-Sophia si ritrova a contatto con un mondo spersonalizzato, vuoto e privo di affetti dove l'unico appiglio potrebbe essere Johnny-Francis: ciò accade per pochissimo tempo.Le atmosfere minimali, la sceneggiatura scarna, la trama inesistente e collocata in uno spazio-tempo sopseso fanno si che lo spettatore venga trasportato non nella realtà di Cleo quanto nell' inconscio di Sophia ( la scelta delle lenti Zeiss usate dal padre durante le riprese di Rusty il Selvaggio traducono in visione quest'intento ).Il merito della regista è dunque quello di narrare al pubblico il suo mondo interiore in maniera garbata, non-urlata.Si apprezza la critica che 'artista muove nei confronti del divismo europeo dove Chiatti, Frassica, Ventura e Marini non possono altro che essere le parodie macchiettistiche di loro stessi.Tuttavia le tematiche affrontate risultano ripetitive per tutta la durata del lungometraggio: vuoto di valori; abbandono;mancanza di una figura paterna.Quest'impianto eccessivamente Sophia-centrico si aggroviglia in una matassa di situazioni irrisolte che rende questo film inutilmente lungo ed in fin dei conti risparmiabile.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 2 e 1/2

Draquila

Draquila, ( Italia 2010 , 93 ' )

Regia: Sabina Guzzanti
Genere: Docufilm
Interpreti: Sabina Guzzanti

Sabina Guzzanti sveste i panni del comico satirico e torna al giornalismo d'inchiesta ripetendosi dopo la produzione di "Viva Zapatero".
Questa volta la realtà documentata è quella dell' Aquila e dell'imponente macchina degli aiuti che è stata messa in piedi dal governo in occasione del tragico sisma che ha colpito il capoluogo abruzzese la notte del 6 prile 2009.
La registra approfondisce principalmente tre tematiche : la prima e più interessante è certamente quella della Protezione Civile, vista come "braccio armato" di un parastato dedicato esclusivamente al raggiungimento del profitto economico. La seconda è l'analisi delle scelte politico-mediatiche del presidente del Con (s) iglio, ovviamente avulse da ogni aspetto dell'etica civica. La terza, ultima ma non meno importante, riguarda le testimonianze delle persone colpite direttamente dall'evento catastrofico; degli esperti urbanisti, dei politici, degli ex-quadri della Protezione Civile.
Il documentario pur mettendo in luce aspetti abbastanza misconosciuti dalla maggiorparte degli italiani sembra in ogni modo presentare un'informazione non del tutto completa e molto di parte. Di certo il merito principale della Guzzanti sta nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica: che non si sapesse bene ciò che succedeva e sta succedendo all' Aquila è assiomatico. Adesso se ne potrà parlare (si spera ) con maturità maggiore rispetto a quella dimostrata dal ministro bondi.
L'intento di assumere lo stile coinvolgente e dissacrante di Moore è più che riuscito, ma purtroppo non siamo in America.
La tenda del PD continua ad essere chiusa 24 ore su 24 ed al suo interno non può che albergare uno sconsolato panino con la frittata ammuffito.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 2

Robin Hood

Robin Hood, ( USA/Regno Unito 2010 , 148 ' )

Regia: Ridley Scott
Genere: avventura/storico
Interpreti: Russel Crowe, Cate Blanchett, Mark Strong, William Hurt, Kevin Durand, Scott Grimes, Matthew MacFayden, Oscar Isaac

XII secolo, medioevo pieno. Il re d ' Inghilterra Riccardo Cuor di Leone ( Huston ) intraprende una sanguinosa Crociata in Terrasanta che gli costerà la vita. Un manipolo di arcieri mercenari riesce a disertare sotto mentite e nobilissime spoglie per poter calcare di nuovo l'albionico suolo natìo. Uno di questi è un massiccio sassone dalla pellaccia più dura di un cinghiale : Robin Longstride ( Crowe) .
L'identità celata e una promessa in punto di morte fatta a un cavaliere condurranno Robin e i suoi fidati compagni nelle lontane terre di Nottingham.
Due nemici sulla sua strada: un traditore della corona, Sir Godfrey ( Strong ) e un traditore con la corona, Giovanni Senzaterra ( Isaac ).
Scott mette a punto l'ennesimo capolavoro della sua già prolifica carriera consacrando a feticcio delle sue opere il simbolo della mascolinità dura e pura Russel Crowe. Il Robin Hood che propone il regista è ben diverso dal laccato stereotipo di Kevin Costner ormai risalente al 1991 ( preistoria economica e cinematografica ).
La sceneggiatura del film è firmata da Brian Helgeland, grande conoscitore della coppia Scott-Crowe ( L.A.Confidential col quale vince anche l'Oscar nel 1997 ).
Lo spettatore non ha un attimo di tregua, la pellicola coinvolge a tutto tondo in special modo grazie alle magnifiche ricostruzioni di una realtà sconvolgente. Dialoghi scarni, efficaci, a tratti comici senza mai scadere nella facile retorica propria dei film storici e d'avventura.
Non si può negare che questo Roin Hood sia la reincarnazione di Massimo Decimo Meridio 900 anni dopo ( le citazioni sono davvero troppe e palesi nelle sequenze di guerra ). La chiarezza negli intenti del regista paga e anche bene, il Gladiatore è divenuto modello e main plot, e questo al pubblico innegabilmente piace. Crowe titanico.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 3

Segnali dal Futuro

Segnali dal Futuro, ( USA/Australia )

Regia: Alex Proyas
Genere: fantacienza\catastrofico
Interpreti: Nicolas Cage, Chandler Canterbury, Rose Byrne,Lara Robinson

Una bambina, Lucinda, nel 1959 sente voci che altri non sentono e le bisbigliano di scrivere una sequenza numerica che poi entrerà in possesso del piccolo Caleb ( Canterbury ) nel lontano 2009. Il padre del bambino, l'astrofisico ateo e determinista John Koestler ( Cage ), in preda ad un periodo di forte depressione per la morte della moglie scopre un significato in quel codice numerico apparentemente frutto di una mente schizofrenica.
Ci troviamo ad osservare l'ennesimo film rappresentante del filone catastrofico che purtroppo sta occupando le sale cinematografiche da diverso tempo ( vedi l'attuale 2012 o The Day After Tomorrow ). Sceneggiatura coinvolgente e abbastanza lineare in grado di mettere in luce al momento giusto gli elementi che costituiscono lo sviluppo della vicenda.
Finale purtroppo deludente e scontanto.


Stelle ( da 1 a 4 ) = 2

L'Uomo Che Fissa le Capre

L'Uomo Che Fissa le Capre, ( USA 2009 , 90 ' )

Regia: Grant Heslov
Genere: commedia
Interpreti: George Clooney, Ewan McGregor, Jeff Bridges, Kevin Spacey

Bob Wilton ( McGregor ), giornalista di mezza tacca, si reca in Medio Oriente affamato di scoop, dove scopre un reparto segreto dell'esercito statunitense che si prefigge di utilizzare facoltà paranormali in campo bellico. L'incontro con Lyn Cassady ( Clooney ), da oltre vent'anni membro del reparto, gli aprirà le porte verso una nuova realtà, scoprendo che l'esercito e il modo di combattere sono cambiati. Secondo Bill Django ( Bridges ) poter leggere i pensieri del nemico, passare attraverso solide mura e perfino uccidere una capra semplicemente fissandola saranno i nuovi strumenti che porteranno gli States alla vittoria. Ma quando il fondatore del reparto sparisce, Cassady intraprende unmistico camino per trovarlo e Bob si unirà a lui incuriosito dalle inverosimili storie.
L'idea di fondo della pellicola presenta degli ottimi spunti di carattere satirico e irriverente nell'analizzare la realtà dei corpi militari statunitensi. Si ride e si sorride per buona parte del film, ma per via di molti tempi morti si sbadiglia altrettanto: sceneggiatura abbastanza bipolare non all'altezza del messaggio del film e del genere che è stato scelto dal regista.

Stelle ( da 1 a 4 ) = 1 e 1\2