mercoledì 25 settembre 2013

Rush

                                                    

Rush (USA, UK, Germania 2013, 123 ' )

Regia: Ron Howard
Genere: azione, drammatico
Interpreti: Chris Hemsworth, Daniel Bruhl, Olivia Wilde, Alexandra Maria Lara, Pierfrancesco Favino

James Hunt (Hemsworth) è un inglese affascinante e ribelle che fa il pilota in Formula 3 per sfidare la morte e vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo. Niki Lauda (Bruhl) è un pragmatico e rigido pilota austriaco determinato a fare qualunque cosa per emergere nel mondo delle corse. Due personalità diametralmente opposte, che il destino ha ironicamente fatto incontrare sulle piste di Formula 1 durante gli anni settanta, dando vita ad una delle più accese rivalità che lo sport abbia mai vissuto.
Il 1975 sarà un anno cruciale per entrambi i protagonisti. La svolta di James Hunt giunge quando i patròn della sua vecchia casa di corse Lord Hesket decide di tentare il salto di qualità in Formula 1 fondando una nuova scuderia, la Hesket Racing. Niki Lauda d'altro canto verrà ingaggiato dalla Ferrari tramite la diretta volontà di Clay Regazzoni (Favino), che lo aveva conosciuto precedentemente in BRM nel 1973.
Alla fine del campionato iridato del 1975, Lauda si godrà la gloria della vittoria a bordo del cavallino rampante mentre per Hunt si aprirà un periodo di crisi segnato dalla bancarotta di Lord Hesket con l'uscita di scena dalla Formula 1 della Hesket Racing e dal divorzio dalla moglie Suzy Miller (Wilde).
Hunt riuscirà ad ottenere un ingaggio per il campionato del 1976 alla McLaren dopo il voltafaccia di Emerson Fittipaldi.
Il campionato inizia acceso più che mai e l'equivalenza tra la Ferrari di Lauda e la McLaren di Hunt è palese, soltanto l'abilità ed il coraggio dei piloti riusciranno a determinare chi dei due protagonisti potrà accedere all'olimpo dei piloti. Sfortunatamente il 1 Agosto 1976 durante il secondo giro del Gran Premio di Germania, Niki Lauda subì un pauroso incidente stradale dal quale uscì miracolosamente illeso e che gli sfigurò il volto per le gravi ustioni riportate.
Tutto il mondo restò incredulo quando soltanto 42 giorni dopo l'austriaco si presentò al Gran Premio d'Italia nuovamente alla guida della sua Ferrari ancora con le bende sul volto.
Tra tutte le pellicole di Ron Howard questa è sicuramente la più interessante e presenta una peculiarità: non si riesce a capire chi dei due personaggi sia protagonista E' la storia di Hunt o di Lauda? In effetti di entrambi ed il contesto della Formula 1 non è altro che una scenografia sulla quale si staglia la teoria degli opposti che tuttavia hanno bisogno l'uno dell'altro per completarsi.
Ben fatto.

Stelle (da 1 a 4) = 3

Elysium

                                                   


Elysium ( USA 2013, 109 ' )

Regia:Neil Blomkamp
Genere:azione, fantascienza
Interpreti: Matt Damon, Jodie Foster, Alice Braga, Sharlto Copley, Emma Tremblay, Wagner Moura, William Fichtner

Nel 2154 la Terra è ridotta ad un accumulo spropositato di cemento dove non c'è spazio per vivere dignitosamente a causa della grave sovrappopolazione. Le persone vivono in un costante degrado urbano e sociale in cui il pianeta, ormai inquinato ed allo stremo delle forze non ha più risorse per sostenere tutti i suoi abitanti. Nel contempo, appena fuori dall'atmosfera terrestre c'è Elysium, una grande e lussuosa stazione spaziale che riproduce fedelmente le caratteristiche del nostro habitat naturale, tuttavia destinato ad essere vissuto da una aristocratica e ristretta elite di persone, che vivono nel completo disinteresse di ciò che accade sulla Terra.
Max Da Costa (Damon) è l'ennesimo orfano cresciuto nella periferira di Los Angeles nel sogno di raggiungere un giorno Elysium con la sua amica e segreto amore Frey (Braga). Un giorno, alla catena di montaggio dei droni, Max viene esposto ad una dose letale di radiazioni che gli concederà soltanto 5 giorni di vita. Il suo status di "dead man walking" lo rende particolarmente appetibile agli occhi di Spider (Moura), il capo di una techno-gang di Los Angeles che trasporta illegalmente profughi terrestri su Elysium sotto pagamento. Max, dopo essersi sottoposto ad una cruenta operazione chirurgica per rinforzare il suo corpo, accetta la missione di Spider: rubare i codici di programmazione di Elysium dalla mente del magnate Carlyle (Fichtner), il padrone della fabbrica dove lavorava.
Le cose si complicano ed il governo aggressivo e razzista di Elysium, comandato in sostanza dal Ministro della Difesa Jessica Delacourt (Foster) attiva un suo spietato agente dormiente, Kruger (Copley) per eliminare Max e i componenti della gang.
La pellicola diretta da Blomkamp, è fortemente legata alle tematiche trattate nel suo precedente film "District 9"; segregazione, ingiustizia e iniquità non hanno tempo o spazio. Sarebbe il momento per Blomkamp di evolversi e decidere di modificare il registro cinematografico adottato finora evitando imbarazzanti clonazioni.
Il plot scorre fluido fin dal principio, sorretto da un'incessante catena di eventi concitati come nella migliore trdizione dei film d'azione. Il finale scontato e prevedibile non rende giustizia al corpo della trama.
Blockbuster.

Stelle (da 1 a 4) = 2
 

Viva la libertà

                                                     


Viva la libertà ( Italia 2013, 94 ' )

Regia: Roberto Andò
Genere: drammatico
Interpreti: Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto, Judith Davis

Il centrosinistra italiano. Spudoratamente oggi.
Come la nave Concordia, il partito è guidato da un leader scialbo, grigio e dal carisma inesistente: Enrico Olivieri (Servillo). All'indomani della campagna elettorale  i sondaggi di varie agenzie lo danno per spacciato ed anche il partito sembrerebbe intenzionato a liberarsi di questo inutile fardello (potenza e ironia del sogno cinematografico). Enrico Olivieri, realizzando quanto gli sta accadendo intorno, decide improvvisamente di fuggire a Parigi all'insaputa di sua moglie Anna (Cescon) e del suo entourage costituito da Andrea Bottini (Mastandrea) ed Evelina Pileggi (Bonaiuto).
La segreteria del partito intraprende così delle segrete e spasmodiche ricerche del leader e di fronte ad una crisi interna così imbarazzante sarà l'ingegno di Bottini ad approntare una soluzione geniale: sostituire Enrico Olivieri con il suo fratello gemello, Giovanni Ernani (questo è il suo pseudonimo da scrittore).
La storia del Prof. Ernani è tutt'altro che paragonabile a quella del fratello: scrittore e filosofo che ha dovuto sottoporsi a cure psichiatriche.
La gestione della faccenda si complica per via del carattere istrionico di Giovanni, che tuttavia grazie alle sue spiccate capacità oratorie riesce inaspettatamente a risollevare le sorti del partito che affonda.
A Parigi nel frattempo, Enrico viene ospitato nella casa della sua prima fiamma, Danielle (Bruni Tedeschi),e con lei ripercorrerà i ricordi del loro passato amoroso.
Il regista del film, Roberto Andò, è anche lo scrittore del romanzo da cui è tratta la pellicola: "Il trono vuoto"; il merito dell'autore sta nella tematica scelta, sconcertante ed attuale: la crisi dell'opposizione politica del nostro paese, in grado di perdere perchè affetta dalla sindrome di Tafazzi o per il classico braccetto tennistico che viene sul 4-0. Il prodotto è di altissima caratura e definirlo soltanto film drammatico è limitante, considerati alcuni momenti che destano ilarità nel pubblico, complice la mimica di Servillo e l'amara realtà del nostro centrosinistra.
Viva la Libertà è l'ennesima prova della forza recitativa di Servillo in campo cinematografico e lo dimostra la sua naturalezza nell'impersonare due fratelli gemelli dalle personalità molto complesse e soprattutto opposte.
Il mix di questi elementi ne fanno una pellicola da non perdere.

Stelle (da 1 a 4) = 3 e 1/2

sabato 29 giugno 2013

La Migliore Offerta

                                                     


La Migliore Offerta (Italia, 2013 124 ' )

Regia: Giuseppe Tornatore
Genere: romantico/thriller/drammatico
Interpreti: Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Silvia Hoeks, Donald Stherland, Philip Jackson

Virgil Oldman (Rush) è un noto e richiestissimo battitore d'aste. Il suo occhio analitico ed infallibile è in grado di scovare anche la più insignificante delle minuzie, che può decretare l'autenticità o la falsità di un'opera d'arte. La sua vita è completamente imperniata sul suo lavoro. Il talento di Oldman lo rende tanto perfetto nel relazionarsi con i quadri, quanto goffo ed imbarazzato nel rapportarsi con gli esseri umani, specialmente dell'altro sesso. Vive in una casa-museo ed indossa ogni giorno un paio di guanti diversi, per evitare il contatto fisico con gli altri. Il suo unico amico è Billy Wisthler (Sutherland), con al complicità del quale truccando le aste ha saputo accumulare nel tempo una collezione privata di ritratti di donne dal valore inestimabile. Le donne di Tiziano, Durer, Raffaello, Andrea del Sarto, Lorenzo Lotto gli tengono compagnia nel suo caveau durante le tristi serate di solitudine.
La vita di Virgil verrà radicalmente sconvolta il giorno in cui entrerà in contatto con Claire Ibbetson (Hoeks), una ricca ereditiera che chiederà il suo aiuto per vendere all'asta i beni artistici e di antiquariato della blasonata famiglia. Claire è agorafobica ed i contatti con Virgil si limitano in una prima fase a fugaci telefonate. Durante uno dei suoi sopralluoghi alla villa di Claire, tra quintali di polvere, tele incrostate e paccottiglia varia,  Virgil rinviene un antico ingranaggio e lo porta a far vedere ad un ragazzo fac totum molto sveglio, Robert (Sturgess), che lo spronerà a conoscere meglio la padrona della villa ed a cercare altri pezzi del meccanismo, a quanto pare di immenso valore. E più Virgil si reca alla villa per cercare altre parti del congegno, più si addentra nel rapporto con Claire, che da gelido si evolverà inevitabilmente in amore.
Allo stesso modo del rapporto di Virgil con le donne, il modo di fare cinema di Tornatore subisce una brusca evoluzione e supera se stesso, senza molte difficoltà.
L'impianto della narrazione è molto solido; i tempi e gli sviluppi dei personaggi sono ben calibrati e sembrano crescere all'unisono durante lo svolgersi dell'intero plot.
Pur assistendo ad una trama di matrice interiore, soggettiva, le straordinarie ambientazioni costruite dalla pura bellezza dell'arte consentono al pubblico di non trovare vacua la vicenda umana di Virgil.
Le capacità recitative di Geoffrey Rush sono incommensurabili, tenuto conto che per tre quarti del film appare completamente da solo e questo per via dell'agorafobia di Claire. Per la prima volta si assiste alla genesi di un sentimento di coppia che si palesa tutta nel solo volto del protagonista.
Finora il film ha ottenuto moltissimi premi in Italia, ma non è escluso che di fronte ad un film geniale come questo l'Academy non si sciolga e finalmente dopo Benigni possa regalarci un nuovo premio Oltreoceano.
La pellicola spiazza e la catena di eventi che la costruisce si innesta su una interessante riflessione sull'autenticità del tutto e sull'altrettanto verità del falso.

Stelle (da 1 a 4) = 4

venerdì 28 giugno 2013

Into Darkness - Star Trek






Into Darkness - Star Trek ( USA, 2013 129 ' )

Regia: J.J.Abrams
Genere: fantascienza
Interpreti: Chris Pine, Zachary Quinto, Zoe Saldana, Benedict Cumberbatch, Alice Eve, Karl Urban, Simon Pegg, Peter Weller, Bruce Greenwood

Nel 2259, continuano le esplorazioni spaziali dell'universo profondo ad opera dell'intrepido equipaggio dell'USS Enterprise, capitanato da James T.Kirk (Pine). Durante una delle ardimentose missioni, che consisteva nel salvare una civiltà primitiva da un'apocalisse vulcanica, l'Enterprise resta gravemente danneggiato e Kirk e la flotta revoca il comando della nave al Capitano Kirk. Tutta colpa dello schematico Spok (Quinto) che stende un rapporto dettagliato della missione fallita.
La carriera dei due ufficiali, una volta tornati sul pianeta Terra, sembra gravemente compromessa, sarà tuttavia la lotta contro un nuovo e devastante nemico geneticamente modificato, Khan (Cumberbatch) a mettere in luce il talento ed il coraggio dell'equipaggio dell'astronave interstellare più famosa del mondo.
Soltanto il sacrificio del capitano Kirk potrà condurre al sicuro sulla Terra un Enterprise allo stremo degli scudi.
J.J.Abrams si ripete e bissa il successo del 2009. Esattamente come la pellicola girata nel 2009, anche questa nuova opera del visionario regista americano, costituisce un reboot del secondo film che nacque dalla prima serie di Star Trek, ossia "L'Ira di Khan", del 1982; in quell'occasione fu invece Spok a sacrificare la propria vita per salvare l'Enterprise. Le due pellicole tuttavia presentano moltissime differenze.
L'idea di ambientare gran parte del film sulla Terra e nel nostro sistema solare è semplicemente geniale.
Le atmosfere noir futuristiche alla Blade Runner rendono particolarmente interessante la pellicola.
Il livello degli effetti speciali sostiene una trama dinamica ed avvincente, estremamente ricca di colpi di scena e rovesciamenti di ruoli in cui soltanto all'ultimo momento si riescono ad individuare con chiarezza le forme del bene e del male.
Un blockbuster con ritmi altissimi che non delude il pubblico.
Prodotto ben fatto.

Stelle (da 1 a 4) = 2 e 1/2

venerdì 7 giugno 2013

Il Grande Gatsby

                                   
                                     



Il Grande Gatsby (USA, Australia  143 ' )
Regia: Baz Luhrman
Genere: drammatico
Interpreti: Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher, Elisabeth Debicki

Sono gli Anni Ruggenti di una America onnipotente; la stessa America che si gloria di aver vinto e combattuto la Grande Guerra su un campo di battaglia lontano migliaia di miglia e la stessa America per nulla in grado di prevedere il suo Venerdì Nero del 1929. Siamo a New York nell'età del jazz, il più bello e fastoso tra i quartieri bene della Grande Mela: viali alberati e ville da sogno.

Un giovane ed ambizioso broker di Chicago, Nick Carraway (Maguire) si trasferisce in un modestissimo caseggiato miracolosamente sopravvissuto alla sfrenata edilizia dei nuovi ricchi di West Egg a Long Island.
Il suo vicino di casa è Jay Gatsby (DiCaprio), gangster divenuto milionario grazie al racket dei drugstore e delle obbligazioni fasulle. Mr.Gatsby abita in una sontuosa villa nella quale ogni fine settimana organizza party leggendari in cui tutta la città si riversa letteralmente fra le mura del suo castello per gozzovigliare e ballare a tempo di charleston. In realtà lo scopo recondito delle feste di Gatsby è quello di incontrare la bella Daisy Buchanan (Mulligan), il fedifrago marito è di uno degli uomini più ricchi e potenti di New York, Tom Buchanan (Edgerton), segretamente innamorato della sottoproletaria Myrtle (Fisher). Daisy e Gatsby hanno un intenso passato sentimentale alle loro spalle, ed il protagonista tenta l'impossibile per riconquistare la sua amata con la complicità del suo vicino Carraway e della bella Jordan Baker (Debicki). 
Il film è tratto dall'omonimo romanzo The Great Gatsby, nato dalla penna di Francis Scott Fitzgerald nel 1925 e considerato una delle pietre miliari della lettereatura contemporanea americana. 
Il romanzo, alle apparenze romantico, nasconde tra le righe una ampia critica alla società degli anni Venti troppo dedita all'apparenza e fondata su un sogno americano troppo evanescente ed effimero. Condannato al naufragio degli ideali.
La versione del Grande Gatsby proposta da Luhrman è la quarta e assolutamente non in grado di reggere il confronto con la precedente di Francis Ford Coppola del 1974 con Robert Redford.
La sceneggiatura, colpevole di un eccesso di tagli rispetto al plot originale del romanzo, non approfondisce alcuni aspetti interessanti come ad esempio il rapporto fra Jordan Baker e Nick Carraway.
La fotografia e le immagini risultano eccessivamente patinate e la scelta di una colonna sonora contemporanea reinterpretata in chiave anni Venti risulta fuori luogo (probabilmente il regista è rimasto vittima del successo del suo Moulin Rouge); in fin dei conti gli Anni Ruggenti erano noti anche come l'età del jazz, quindi perchè non attingere dalla relatà?
Nella luminosa carriera di DiCaprio qualche scivolone c'era da aspettarselo, ma bissare malamente con lo stesso regista col quale ha girato "Romeo + Giulietta di William Shakespeare" è stato troppo. Probabilmente l'insipida ed anonima performance dell'attore è da ascrivere pienamente alla regia ed alla sceneggiatura, totalmente decontestualizzate rispetto alla realtà del manoscritto originale.
Un errore.

Stelle (da 1 a 4) = 1 e 1/2 





martedì 4 giugno 2013

La Grande Bellezza




La Grande Bellezza ( Italia, Francia 142 ' )

Regia: Paolo Sorrentino
Genere: Commedia, Drammatico
Interpreti: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi, Giovanna Vignola, Isabella Ferrari, Antonello Venditti, Serena Grandi, Galatea Ranzi, Luca Marinelli

Il Centro Storico di Roma. Oggi.
Jep Gambardella (Servillo) solca le acque della mondanità capitolina con il piglio del lupo di mare. 
L'eleganza dei suoi completi di lino di Catellani, i suoi modi affabili e l'eloquio gradevole hanno fatto di Jep un regale animale sociale in grado di dominare a pieno la scena romana e le feste altolocate del jet set che la compongo. Trapiantato in gioventù dalla Campania in quel grande Ventre di Vacca (Grandi) che è Roma, il 

Gagà Jep vive mollemente una carriera da giornalista affatto impegnato nella rivista gestita dalla sua migliore amica, Dadina (Vignola) nel nostalgico ricordo del suo unico romanzo pubblicato: "L'Apparato Umano". La terrazza vista Colosseo lo supporta nel sopportare.
Frequenta ogni notte un siparietto confuso e statico di amici intimi e compagni di sventure, tra cui Romano (Verdone) scrittore teatrale di Nepi mai realizzato e perennemente al guinzaglio di una giovane donna che lo sfrutta, Lello (Buccirosso) venditore di giocattoli dalla parlantina sciolta e marito infedele di Trumeau (Forte), Viola (Villoresi) ricca borghese con un figlio pazzo, Stefania (Ranzi) scrittrice radical chic (quasi sicuramente elettrice del PD) e naturalmente Dadina la nana.

Sul finire dell'ennesima festa, sgusciando via da un qualunque insipido salotto,  Jep decide di ritirarsi a casa, ma qualcosa in lui è scattato e la gioviale gigioneria che lo aveva sempre contraddistinto adesso inizia a lasciare spazio alla tristezza ed alla malinconia. I suoi sentimenti lo porteranno a scavare a fondo nei meandri delle sue divagazioni e dell'esistente che lo circonda. Si prende una pausa dalla scena, per guardarla dall'esterno. Alla ricerca della Grande Bellezza, il primum movens che lo spinse a Roma da giovane.
Il protagonista ci guida attraverso i suoi pensieri facendo di Roma il suo teatro onirico.
I grandi alberghi di Via Veneto, l'intricata trama delle viuzze del centro, Piazza Navona, le terrazze e i giardini nobiliari più belli e nascosti nella pancia di Roma sono lo sfondo di un semplice sogno, in cui ogni immagine prodotta sapientemente dal regista si carica di valenze simboliche, caricaturali e critiche.
Nella sua analisi della vita, Jep affonta inevitabilmente la morte e la sua insensatezza, soprattutto quando colpisce il giovane Andrea (Marinelli) e la bella Ramona (Ferilli), ingenua Barbarella spogliarellista che nasconde un atroce segreto.
Sorrentino spiazza completamente il pubblico, immergendolo in una narrazione esistenziale che non si osservava nel nostro cinema da tantissimo tempo. Ogni singolo fotogramma è ricco di significato e, seppure in molte occasioni il messaggio resta oscuro e celato, il legame con la vita ed i trascorsi del protagonisti si avverte molto forte.
Gli sconcertanti volti dei caratteristi scelti da Sorrentino e le situazioni grottesche vissute da Jep sono un perenne richiamo ed omaggio al genio di Fellini e di Pasolini.
Il cinema felliniano, seppur trasognate, possedeva un grande legame intrinseco con la terra solcata dai suoi protagonisti, la sua visione onirica della realtà risultava in qualche modo strettamente connessa a quella concreta dei suoi protagonisti. Allo stesso modo Sorrentino riesce a stigmatizzare con la potenza delle immagini i nuovi mostri di oggi: non più generati da guerra e miseria, ma assurdo prodotto dell'opulenza e di una pace devastante. Servillo semplicemente inarrivabile.
La purezza dei bambini e delle suorine che giocano nei chiostri invisibili di Roma, la fuga dei fenicotteri verso Ovest, le importanti radici della Santa, il ritorno di Romano a Nepi sono tra le immagini più commoventi del film, in cui il pubblico non può fare altro che carpire un unico messaggio: la Grande Bellezza della vita si trova sommersa dalla piccola bruttezza del quotidiano, sia esso vissuto a Tor Bella Monaca o in Via delle Zoccolette. La miseria è ovunque, si trucca solo in modo diverso.

Stelle (da 1 a 4) = 3 e 1/2






sabato 9 febbraio 2013

Cloud Atlas - L'Atlante delle Nuvole

                          


Cloud Atlas - L'Atlante delle Nuvole (USA, Germania, Singapore 172 ')

Regia: Lana Wachowsky, Andy Wachowsky, Tom Tykwer
Genere: fantascienza, drammatico
Interpreti: Tom Hanks, Hugh Grant, Halle Barry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess, James D'Arcy, Bae Doona, Ben Wishaw

Un ricco avvocato (Sturgess) rampollo di una benestante e schiavista famiglia americana bene parte per acquistare terra e forza lavoro per conto del futuro suocero. Uno schiavo nero lo salverà dalla rovina.
Ad Endiburgo un giovane pianista bisessuale (Wishaw) entra nelle grazie di un vecchio compositore e scrive una sinfonia bellissima che il suo mentore tenterà di estorcergli.
Luisa Rey (Barry) è una brillante giornalista, figlia d'arte, che nella California degli anni '70 indaga sul funzionamento della prossima centrale nucleare gestita dal magnate del petrolio (Grant), importanti informazioni confidenziali le abbasseranno i veli su di una inquietante realtà celata alla popolazione.
Inghilterra, giorni nostri, il vecchio e strampalato editore Timothy Cavendish (Broadbent) si trova per l'ennesima volta nei guai: i maneschi fratelli del suo ultimo "talento" tentano di estorcergli i soldi dei diritti  dell'ultimo best seller. L'idea di chiedere aiuto finanziario al suo esuberande ed attempato fratello si rivelerà non del tutto geniale. Incontrerà di nuovo il suo primo amore (Sarandon).
Nel 2144 a Neo Seul,  il futuro è distopico e dominato da un ipercapitalismo che ha creato delle gerarchie genetiche dove i cloni sono schiavi dei consumatori e dove Dio non ha più un posto nella mente degli uomini. Il clone Sonmi-451 (Doona), con l'aiuto del ribelle Hae-Joo Chang (Sturgess) fugge dal fast food dove svolge il lavoro per il quale è stata creata e riesce a trasmettere al mondo intero un messaggio di speranza e di libertà.
Grande isola di Hawaii, dopo Sloosha Crossing, 2300 circa. Una tranquilla e pacifica tribù dedita al culto della dea Sonmi vive una realtà primitiva post-apocalittica e intrattiene rapporti basati sul baratto con gli ultimi superstiti di una civiltà estremamente progredita dal punto di vista scientifico, i Prescenti.
Zachary (Hanks), pastore nomade della tribù della valle, difende i suoi parenti dai continui attacchi della tribù cannibale di Kona. Il giorno in cui la nipotina calpesta un pesce velenoso, sarà la Prescente Meronym (Barry) a salvarle la vita grazie ai suoi strumenti. Zachary per riconoscenza la condurrà sulla vetta del Mauna Kea, dove Meronym rivelerà a Zachary la verità su Sonmi e Sloosha Crossing.
Cloud Atlas è il prodotto della visione di insieme di queste sei storie apparentemente indipendenti l'una dall'altra; tuttavia nello sviluppo della trama risulta lampante allo spettatore che le azioni di un personaggio in un'epoca si ripercuoteranno in quella successiva, determinando un complesso intreccio di relazioni che nella globalità della pellicola dimostrano un messaggio ben preciso: ogni anima può ripresentarsi sotto altre forme e manifestare le sue potenzialità intrinseche attraverso azioni buone o cattive.
I Wachowsky non fanno altro che ripetere gli stessi concetti modificando radicalmente i luoghi e i tempi in cui si attuano le azioni dei protagonisti, ciò può risultare eccessivamente ripetitivo ma ad un'attenta analisi del tutto necessario alla trasmissione del messaggio di fondo; ossia che amicizia, libertà ed uguaglianza sono valori senza tempo che possono accompagnare ogni essere umano durante l'avventura della sua esistenza.
Il trucco degli attori lascia semplicemente sbalorditi, lo stesso interprete risulta irriconoscibile nel segmento successivo. Un film la cui metà era già sufficiente. 
Affascinante ma ridondante.

Stelle (da 1 a 4) = 2 e 1/2



Vita di Pi


Vita di Pi  (USA , 127')

Regia: Ang Lee
Genere: avventura, drammatico
Interpreti: Susaj Sharma, Irrfan Khan, Rafe Spall, Gerard Depardieu, Tabu, Adil Hussain

Piscine Molitor Patel (Sharma), al secolo Pi, è un insicuro ragazzino preso in giro dai compagni di scuola a causa del suo ridicolo nome che ovviamente gli è stato affibbiato da un padre razionale pragmatico e senza fantasia. Guadagnerà il suo soprannome imparando a memoria le migliaia cifre decimali di Pi greco, da qui il nomignolo. Vive a Pondicherry, in India, dove la sua famiglia gestisce lo zoo cittadino.
L'infanzia e l'adolescenza di Pi scorrono tranquille in paese ed il ragazzo subisce una forte influenza della spiritualità Indu che lo porterà ad approfondire inoltre la conoscenza del Cristianesimo e dell'Islam per focalizzare meglio se stesso e le sue percezioni.
Un giorno il padre (Hussain) decide che per lui e la sua famiglia potrebbe essere meglio andare a vivere in America, dove certamente i figli avranno più prospettive. Per cui, liquidato lo zoo, la famiglia Patel si imbarca su una sudicia nave da carico insieme agli animali da vendere in America. Certamente meno sudici del cuoco (Depardieu) che lavora a bordo. L'Oceano Indiano non sarà benevolo con i protagonisti causando il tragico affondamento della nave e la morte dell'intera famiglia Patel ad eccezione del povero Pi, unico superstite su di una scialuppa di salvataggio che avrà la sfortuna di condividere con una tigre, una scimmia, una zebra, una iena e un topo.
L'intera vicenda da un Pi adulto ad uno scrittore un pò in crisi, in cerca di una bella storia da pubblicare.
Le avventure di Pi e la tigre Richard Parker ricalcano i curiosi eventi avvenuti nei 227 giorni di navigazione che porteranno infine i due protagonisti a naufragare sulle coste del Messico.
La trama nella sua interezza è davvero affascinante, imperniata sul concetto che ogni essere vivente abbia un'anima e non soltanto l'uomo. La magia di Ang Lee sta nel fatto che, sebbene la maggior parte delle scene si svolgano su di una scialuppa in pieno oceano, lo spettatore non trova mai monotona la sequenza degli eventi facendo leva sulla mutevolezza di forme e colori che animano il mare intorno al punto d'azione.
Rara occasione in cui il 3D è apprezzabile.
Ultima chicca, il nome dato alla tigre, Richard Parker, è il nome del protagonista di una storia di Edgar Allan Poe, vittima di cannibalismo fra naufraghi.
Una viaggio terribile e fantastico in cui non conta la fine e l'inizio ma il percorso svolto insieme.
Come ogni viaggio che si rispetti.



Stelle (da 1 a 4) = 3


Nostos - il ritorno dello scrittore vivente

Ulisse parte e va via alla scoperta dell'ignoto quando accetta di andare a Troia con Menelao e non trova nient'altro che violenza, morte ed inganno. Tuttavia, nel momento in cui deve ritornare ad Itaca per riabbracciare la bella Penelope che lo aspetta, scopre un mondo fantastico di meraviglie magnifiche e terribili al tempo stesso.
Il miglior viaggio che si affronta è quello che non si pianifica, che non ci aspettiamo, la sorpresa è tutto.
Così come nelle pianificate pause tra una recensione e l'altra non ho mai trovato la voglia di scriverle, allo stesso modo, dopo quasi un anno di stop, ho provato quella magica e misteriosa sensazione di "stappo" della vena scrittoria. Un fiume in piena che frantuma una diga liberando una quantità di energia potenziale pazzesca irrompendo nella valle. Il sangue che perfonde i muscoli riattivandoli.
Queste righe non hanno nessuna velleità editoriale, se non quella di porgere un cordiale saluto a tutti i miei assidui lettori (circa 7-8, quanti ne bastano per fare una partita decente a Risiko) che ormai da tempo non hanno più avuto modo di gustare le mie recensioni di cinema.
Rientrare in punta di piedi in un luogo che da tempo non era più mio.
Concludo questo post un pò melenso insaporendolo con un pò di anteprime, dato che questo 2013 è iniziato decisamente col botto nelle sale cinematografiche i titoli in circolazione hanno stuzzicato di nuovo la mia voglia di recensire e, perchè no, di stroncare.











Buon cinema a tutti!

Pietro