domenica 13 luglio 2014

Synechdoche, New York




Synechdoche, New York ( USA 2008, 124' )

Regia: Charlie Kaufman
Genere: drammatico
Interpreti: Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Jennifer Jason Leigh, Michelle Williams, Samantha Morton, Tom Noonan, Emily Watson, Dianne Wiest

Caden Cotard (Hoffman) è un triste uomo medio della provincia americana che si guadagna i soldi per il mutuo facendo il drammaturgo. Vive con la moglie pittrice Adele (Keener) e con la piccola Maria. La vita di coppia è un frutto che sta marcendo, per cui Adele decide di andar via di casa assieme alla loro bambina per prendersi una pausa di riflessione approfittando di una mostra che deve tenere a Berlino. Non faranno mai più ritorno. Intanto Caden si ammala di una misteriosa malattia (forse un cancro al rene o alla vescica) e durante questo fragente depressivo incontra Hazel (Morton), prosperosa impiegata al botteghino del teatro di Caden. Le cose non vanno tra i due, lei si allontana e Caden decide di spostarsi a New York per mettere in scena lo spettacolo più importante della sua vita: la sua vita.
Il film affronta le tematiche fondamentali della nostra esistenza come l'amore, la famiglia, il sesso, l'abbandono e la morte, ma lo fa con l'incofondibile stampo di Charlie Kaufman. Il regista e sceneggiatore di "Essere John Malkovich" e di "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" mette in scena un visionario punto di vista sulla ripetitività dei ruoli che interpretiamo nella vita di tutti i giorni. Analizza le azioni di Caden, le scompone sminuzzandole fino al molecolare mostrandoci l'amaro nocciolo vuoto sul quale si basano le nostre scelte. La crisi d'identità dell'artista è soltanto una miccia, un banale espediente narrativo per catalizzare l'attenzione su tematiche più alte. Poco dopo la prima catena di eventi, il plot inizia ad assumere una rappresentazione onirica del reale che si sviluppa innestandosi sull'artificio narrativo del metateatro. Che poi in fin dei conti è metacinema.
La sineddoche, esattamente come la metonimia è una figura retorica in cui un oggetto viene designato con un altro termine legato ad esso ma da una relazione di vicinanza fisica o semantica; e lo sceneggiatore lo sa bene. Il pubblico evidentemente no. Spesso si esprime una parte per il tutto e Philip Seymour Hoffman, pur essendo una componente positiva dell'opera, prende parte ad un tutto estremeamente confuso.
Il livello di complessità figurativa espressa da Kaufman è altissimo e poter affrontare i temi da lui proposti è davvero difficile. In confronto "The Tree of Life" di Terrence Malik è acqua fresca. 
Hoffman si presta anima e (soprattutto) corpo alle esigenze del regista mostrando per l'ennesima volta l'incommensurabile caratura artistica che lo ha sempre caratterizzato. Peccato doverlo ricordare per l'ultima volta in versione inedita sullo schermo in un film più ambizioso che altro.
Esperimento riuscito male.

Stelle (da 1 a 4) = 1  

Grace di Monaco






Grace di Monaco ( USA, Belgio, Italia, Francia 2014, 103' )

Regia: Olivier Dahan
Genere: drammatico
Interpreti: Nicole Kidman, Tim Roth, Frank Langella, Paz Vega

Principato di Monaco, anni '60. Sullo sfondo della disputa tra il Principe Ranieri (Roth) e De Gaulle, prossimo ad un'invasione del principato, la stella di Hollywood Grace Kelly (Kidman), diventata Principessa nel 1956, si trova a dover affrontare una profonda crisi coniugale e di identità, quando deve decidere se tornare sulle scene cinematografiche o riunciare definitivamente alla sua vocazione di attrice per appianare le difficoltà che hanno investito il suo regno.
La pellicola, presentata fuori concorso al Festival di Cannes, analizza quanto basta le sfaccettature della complessa personalità di Grace Kelly, facendo emergere dai dialoghi le inquietudini che l'hanno attraversata durante gli anni del principato. Il plot, ha risentito di una biografia fondamentalmente piatta ed ha dovuto adattarsi facendo assumere alla protagonista parte attiva in una vicenda di politica interna. Cosa che non è mai avvenuta.
La caratura recitativa di Kidman solleva senza ombra di dubbio il livello della narrazione, trasmettendo al pubblico in maniera efficace ciò che ha vissuto.
Guardabile.

Stelle (da 1 a 4) = 1 e 1/2