sabato 10 marzo 2012

Quasi amici - Intouchables





Quasi amici - Intouchables ( Francia 2011 113 ' )

Regia: Olivier Nakache, Eric Toledano
Genere: commedia drammatica
Intepreti: François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Audrey Fleurot

Philippe Pozzo di Borgo (Cluzet) è un uomo parigino molto colto e ricco, che ha avuto nella sua vita la triste vicissitudine di perdere la sua amata per un male incurabile e di rimanere tetraplegico dopo un incidente sul parapendio. Inevitabilmente la rotuine di Philippe scorre sul filo della tristezza e della sopravvivenza, col suo vivissimo intelletto confinato nella sua mente e circondato da una miriade di assistenti che lo supportano. Driss (Sy) è un ragazzo di colore di origini senegalesi che vive nella banlieue e cerca di sfangare la giornata con il sussidio di disoccupazione.
Il caso vuole che l'ufficio di collocamento faccia incontrate questi due mondi antipodici e faccia nascere fra i due protagonisti un'improbabile quanto bella ed autentica amicizia.
I modi di fare maleducati, carnali e villani di Driss irrompono fragorosamente nella monotona routine di Philippe, riportando nella vita del miliardario il sorriso e la gioia di godersi la vita.
La crescita e la maturazione interesserà entrambi i personaggi, anche Driss infatti si responsabilizzerà e cercherà di porre rimedio ad alcune situazioni difficili che vive in famiglia.
Inquadrare questo film è davvero un compito molto arduo, ma certamente la definizione è commedia drammatica, e questo rispecchia le due anime opposte dei protagonisti: il dramma di Philippe e la passionale giovialità di Driss: il risultato è praticamente perfetto.
Si ride di cuore durante tutto il film, i dialoghi e gli scambi di battute sono semplicemente scoppiettanti, facendo scorrere il tempo in maniera allegra e spensierata. I temi della vita, della morte e della rinascita interiore di Philippe vengono affrontati in maniera delicata, mai pesante ed invasiva, apparendoci come pura poesia immensamente adagiata sull'emozionante colonna sonora ad opera di Ludovico Einaudi.
La storia che viene narrata è incredibilmente vera, come i suoi personaggi ed il film è tratto dal romanzo autobiografico scritto da Philippe Pozzo di Borgo dal titolo " Il Diavolo Custode ", con ovvio riferimento al positivo personaggio di Driss.
La pellicola desta nello spettatore emozioni molto intense con grande spontaneità e riesce a coinvolgere l'animo di chi vi assiste a tutto campo grazie ad una sceneggiatura che riesce efficacemente ad alternare momenti di grande ilarità ad attimi di profonda intensità.
La bellezza dell'opera rende giustizia al fatto che questo film dopo sole due settimane di proiezione sia diventato il secondo più visto di sempre in Francia dopo il successo di Giù al Nord.
Si ride fino a piangere.
Assolutamente imperdibile.

Stelle (da 1 a 4) = 3 e 1/2

In time



In time ( USA 2011 , 115 ' )

Genere:thriller
Regia:Andrew Niccol
Interpreti: Justin Timberlake, Amanda Seyfried, Johnny Galecky, Cillian Murpy

Alla fine del 21esimo secolo, le persone sono geneticamente programmate per vivere soltanto fino a venticinque anni, poi, pur non invecchiando più fisicamente, per continuare a vivere devono acquistare tempo. Il tempo è diventato la valuta con cui la gente viene pagata per il proprio lavoro, ed è il mezzo di pagamento per le necessità ed i lussi. I ricchi possono vivere per sempre, mentre gli altri crepano schiacciati dall'inflazione visto che ormai un caffè costa 4 minuti e l'autobus per tornare a casa dal lavoro ti chiede un'ora e mezza di vita. Il protagonista del film, Will Salas (Timberlake), vive nella zona 12, la zona più povera, chiamata "il ghetto", con la mammina tutt'altro che cinquantenne. In questa zona le persone vivono alla giornata e ciascuno ha infatti un proprio angosciantissimo timer visibile sul braccio, di colore verde fosforescente, in cui il tempo scorre in un inesorabile conto alla rovescia.
Mamma muore di povertà e Will riceve un cospicuo lascito di tempo da uno sconosciuto: sarà l'inizio di una vendetta contro il sistema.
Thriller che decolla a tratti, con punte di grande suspance frammiste a soporiferi dialoghi che per ovvie ragioni gli attori bellocci e patinati non sono in grado di affrontare.
L'idea di fondo piace ed interessa, e supporta il classico film d'azione americano dove i buoni vincono e fanno trascorrere allo spettatore due ore veloci in balia di un perenne conto alla rovescia.
Onesto.


Stelle (da 1 a 4) = 2
  

A.C.A.B. - All Cops Are Bastards



A.C.A.B. - All Cops Are Bastards ( Italia/Francia 2012 112 ' )

Regia: Stefano Sollima
Genere: drammatico
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro, Marco Giallini, Domenico Diele

Roma, maledettamente oggi. In un reparto della celere lavorano Cobra (Favino), Negro (Nigro) e Mazinga (Giallini) compongono un piccolo nucleo dell'enorme schieramento antisommossa della Polizia di Stato.
Le realtà che affrontano sono difficili e violente in strada quanto nella loro vita privata: Cobra è solo e subisce un processo per percosse ed abuso di potere; Negro ha una moglie cubana che dopo averlo usato per il permesso di soggiorno vuole anche sottrargli la figlia; Mazinga è un padre assente in lotta con il figlio skinhead, che per ovvie ragioni di appertenza al movimento odia tutto ciò che è polizia.
Un giorno arriva alla celere la recluta Spina (Diele), col quale lo spettatore vive tutte le tappe di maturazione di un agente antisommossa: incontro traumatico con le botte, odio e sputi, dolce tentazione di polizia parallela, senso del dovere.
Sollima si avventura per la prima volta sul grande schermo dopo aver egregiamente diretto la serie TV Romanzo Criminale, l'impronta c'è e si vede. Immagini dirette ed efficaci come le manganellate che sferzano i protagonisti; dialoghi scarni e cattivi, supportati da una location assolutamente perfetta per ospitare il violento linguaggio corporeo e facciale della strada. Il regista ci offre una Roma diversa dal solito stereotipo patinato al quale negli anni siamo stati abituati negli anni: un marcio ventre di vacca che fagocita tutto e tutti, non più colossei e piazze del popolo, ma tor belle monache e corviali fatti di palazzi talmente grandi che picchiano sullo schermo anche solo a vederli.
Favino, Nigro e Giallini viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda di Sollima ed interpretano al meglio il ruolo dettato dalla trama ( ma anche un Mastandrea ci sarebbe stato tutto ).
Colpisce positivamente anche l'interpretazione di Domenico Diele, la Spina, la cui battuta contro il solito politicante vale da sola il prezzo del biglietto: disprezzo allo stato puro, reso benissimo dall'attore.
Il messaggio della pellicola è particolarmente complesso e contraddittorio, non per demeriti della sceneggiatura e della regia bensì per la stessa natura della realtà che viene affrontata.
I celerini sono odiati da tutti: skinheads, immigrati, italiani esasperati dagli immigrati; inoltre sono odiati perchè svolgono il lavoro di braccio violento della politica ormai non più in grado di garantire il benessere se non per se stessa. Il dissidio dei protagonisti emerge efficacemente dalla violenza delle immagini e dei dialoghi.
Un'occasione per poter riflettere, da cogliere al volo.

Stelle (da 1 a 4): 2 e 1/2

martedì 6 marzo 2012

Benvenuti al Nord




Benvenuti al Nord (Italia 2012, 110 ’ )

Regia: Luca Miniero
Genere: commedia
Interpreti: Claudio Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini, Paolo Rossi

Ci risiamo. Riecco M
attia (Siani), impiegato delle Poste di Castellabbate che stavolta viene trasferito al Nord nella cupa e triste Milano, nota capitale della padania dove verà ospitato dal glabro amico Alberto (Bisio).
I due protagonisti dovranno affrontare le rispettive crisi con le proprie compagne, che li abbandoneranno per motivi diversi: la meridionale vuole che il suo pasciuto mammone si trasformi in un manager in grado di pagare il mutuo per sbolognare la famiglia dalle grinfie della Mammasantissima (Suocera Infernalis, per dirla alla Carlo Linneo); la nebbiosa polentona vuole che il suo lui ritorni a fare il padre di famiglia, a scapito della brillante carriera che gli si para innanzi.
Un amministratore delegato delle poste, un ibrido tra Marchionne e Brunetta (Rossi) sarà la molla per l’inizio delle vicende.
Non bastava copiare il soggetto di una commedia francese, non bastava il successo della prima versione italiana; c’era il bisogno atavico di mostrarci anche quali sono i luoghi comuni sulla città meneghina e i suoi allegri abitanti.
Il risultato è fantasticamente terrificante: un insulso pout purri di zafferano, nebbia, lavoro, caciocavalli, mammelle, alpini e moke giganti.
Citando il maestro Valerio Mastandrea, la cosa più bella di Milano rimane sempre il treno per Roma.
Grottesco.
 
Stelle ( da 1 a 4 ) : 0