venerdì 16 gennaio 2015

L'Amore Bugiardo - Gone Girl






L'Amore Bugiardo - Gone Girl ( USA 2014, 149 ' )

Regia: David Fincher
Genere: drammatico
Interpreti: Ben Affleck, Rosamunde Pike, Neil Patrick Harris, Tyler Perry, Carrie Coon, Emily Ratajkowsky

Una coppia perfetta. Nick (Affleck) si innamora perdutamente della sofisticata Amy (Pike) durante un party a New York. La storia d'amore sembra procedere a gonfie vele fin quando Nick, a causa della recessione, perde il suo lavoro di giornalista. La coppia quindi, non potendosi più permettere una vita nella Grande Mela, deciderà di trasferirsi nel paese natale di Nick: a Nord Carthage in Missouri. La provincia più meccanica che esista. 
Le esistenze dei due amanti scorrono noiosamente l'una di fronte all'altra in una triste spirale di indifferenza e mancanza d'affetto. Gli unici conforti di Nick sono la sua confidente e sorella gemella Margo (Coon) e la sua giovane amante Andie (Ratajkowsky).
Amy nel frattempo si rifugia nel suo mondo di solitudine ordendo un piano diabolico nei confronti di Nick. La moglie psicopatica inscenerà la sua sparizione sospetta, disseminando il piccolo paese di finti indizi per incolpare Nick del suo presunto omicidio. Ma il piano di Amy subirà delle gravi evoluzioni.
Fincher sfodera l'ennesima opera ben diretta e mostra le sue grandi capacità anche nel saper scegliere un soggetto adatto alla trasposizione cinematografica come già successe con Fight Club nel 1999.
Gone Girl è in effetti un romanzo scritto da Gillian Flynn nel 2012.
Rosamunde Pike mostra nuovamente le sue doti di artista poliedrica, in grado di mostrare al pubblico, nel contesto dello stesso personaggio, molteplici sfaccettature di una personalità estremamente complessa. D'altro canto Ben Affleck, decisamente più dotato come regista e sceneggiatore, si limita ad interpretare se stesso nel ruolo dell'americano medio e inespressivo.
Il soggetto fornisce adito a molti spunti di riflessione, specialmente sulla tematica della finzione amorosa, e viene attualizzato dal ruolo fondamentale nella storia rivestito dai media americani, sempre più voyeristi e d invasivi anche di fronte a drammi umani che richiederebbero maggior sobrietà nella cronaca. Un interessante gioco delle scatole cinesi che si innesta su una trama perversa in cui le tematiche del falso e dell'apparenza vengono vivisezionate con una chiara vena polemica nei confronti della televisione.
Fincher regala una perla all'inizio del 2015 che fa ben sperare nella stagione cine
matografica che ci aspetta.
Capolavoro.

Stelle (da 1 a 4) = 4 


sabato 10 gennaio 2015

Mommy



Mommy (Canada 2014, 134 ' )

Regia: Xavier Dolan
Genere: drammatico
Interpreti: Anne Dorval, Antoine-Olivier Pilon, Suzanne Clément

In Quebec è stata approvata la legge S-14, che conferisce alle madri di figli psichicamente ingestibili il diritto di procedere al ricovero coatto della prole disconoscendola. Diane (Dorval) è una donna quarantenne, vedova e madre di Steve (Pilon). Steve inizialmente si trova in una struttura di recupero per ragazzi violenti, poiché affetto da una patologia nota come ADHD (Disturbo da deficit di attenzione/iperattività). Diane decide di riprendere in carico Steve data l'impossibilità del centro alla gestione del ragazzo. Steve dimostra immediatamente le sue umane difficoltà nella gestione delle emozioni, altalenando fasi di chiara dolcezza nei confronti della madre a momenti di pericolosa ira violenta nei confronti della stessa e del vicinato. 
Ed è proprio in una delle case accanto a quella di Diane che si nasconde un tesoro umano inestimabile: l'insegnante di scuola elementare Kyla (Clément). Kyla sta affrontando un anno sabbatico, e mostra delle evidenti difficoltà comunicative a causa di una balbuzie di recente insorgenza. 
Diane è costretta a lavorare in doppio turno per mantenere Steve, che evidentemente non è  inseribile in un normale contesto scolastico. Kyla si offrirà di badare al ragazzo e di fargli da precettore per preparare gli esami scolastici di fine anno. Il rapporto tra i tre rivelerà delle interessanti evoluzioni.
Il giovanissimo Dolan (26 anni) stupisce ed emoziona, attingendo a quel pozzo senza fondo che è il rapporto madre-figlio. Molto evocativa la scelta del formato di ripresa; per quasi tutto il film il regista ha optato per un'inquadratura a dir poco claustrofobica (un 4:3 più stretto del normale), in cui si è obbligati a ritrarre una persona alla volta. Si passerà al 16:9 soltanto in alcune occasioni chiave estremamente positive.
Gli attori, sconosciuti al pubblico europeo, mostrano un livello recitativo altissimo, perfettamente in linea con le complessità dei personaggi delineate dal soggetto scritto dal regista.
Chapeau!

Stelle (da 1 a 4) = 3

Interstellar







Interstellar ( USA, UK 2014, 169 ' )

Regia: Cristopher Nolan
Genere: fantascienza, drammatico
Interpreti: Mattew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine, John Lithgow, Casey Affleck, Matt Damon

L'umanità tenta di conservarsi dopo aver affrontato malamente il dramma della sovrappopolazione. Il mondo è devastato da una piaga biologica che permette la sola coltivazione del mais, limitando le possibilità di sviluppo sociale e teconologico. Il protagonista è Cooper (McConaughey), un ex astronauta, ormai costretto a lavorare nei campi. Vive stancamente la sua nuova vita assieme alla figlia Murph (Chastain), al figlio Tom (Affleck) ed al suocero (Lithgow).
Un giorno qualunque, la piccola Murph fa notare al padre che nella sua camera il pulviscolo atmosferico si deposita sul pavimento in maniera non casuale. Cooper, la cui mente scientifica non si è mai del tutto sopita, cerca di trovare una chiave razionale per spiegare lo strano fenomeno gravitazionale, giungendo alla conclusione che i segni sul pavimento sono coordinate spaziali espresse in codice binario. Cooper si reca il giorno dopo assieme a Murph sul lugo indicato dalle coordinate ed entra in contatto con degli scienziati che occupano ancora una base della NASA in apparente disuso. L'equipe è composta anche dal professor Brand (Caine) e dalla figlia, la dottoressa Brand (Hathaway). Cooper ha conosciuto il Prof. Brand durante i suoi anni di formazione come astronauta. 
Durante il colloquio alla base, Cooper apprende che circa 40 anni prima delle ipotetiche entità extraterrestri tecnologicamente evolute, hanno generato un wormhole nei pressi di Saturno in grado di creare un collegamento con galassie irraggiungibili. Il Prof. Brand chiede a Cooper di rispolverare il manuale dell'astronauta e guidare una spedizione di colonizzazione verso dei mondi designati come "vivibili" da altri astronauti che hanno già affrontato il viaggio. Cooper accetta per il bene dell'umanità, ma questa scelta comprometterà per sempre il rapporto con la figlia Murph.
Lo spettacolo è parte integrante di una trama complessa, che ormai contraddistingue la cifra stilistica di Nolan. Ovviamente sarà richiesto un imponente sforzo cognitivo al pubblico per afferrare la struttura narrativa ad anello dell'opera. D'altro canto, esiste anche un piano emotivo molto più semplice ma non per questo meno importante, che analizza le varie sfaccettature dei comportamenti umani, su tutti la paura ed infine, l'amore. 
Purtroppo, analizzando la produzione artistica di Nolan, ci si accorge che siamo di fronte ad un periodo manieristico del regista, in cui tende ad imitare se stesso, senza apportare quella spinta innovativa nel plot, tipica della sua estetica.
Un blockbuster americano al di sopra della media, che tradisce tuttavia, le aspettative riposte nel nome dell'autore.

Stelle (da 1 a 4) = 2 e 1/2

Il Sale della Terra








Il Sale della Terra ( Brasile, Italia, Francia 2014, 110 ' )

Regia: Wim Wenders
Genere: documentario
Interpreti: Sebastiao Salgado, Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado, Lelia Wanick Salgado

Wim Wenders narra la vita di uno dei più grandi fotografi del 900. Racconta i suoi viaggi assieme alle voci del figlio (Juliano Ribeiro Salgado) e della moglie (Lelia Wanick Salgado).
Sebastiao Salgado nasce ad Aimores, in Brasile nel 1944. Durante gli anni universitari si iscrive alla facoltà di economia, ma la sua strada non era stata ancor ben delineata dalle sue naturali inclinazioni comunicative. Uomo introverso ma volitivo, silenzioso osservatore passionale del mondo, decide di raccontare il pianeta attraverso una macchina fotografica. 
La sua vita artistica è costellata dai molti documentari fotografici che realizza in viaggio. Salgado parte all'avventura e con la sua Leica in spalla ritrae il mondo con estrema semplicità. L'umanità stessa si racconta, e la sensibilità del fotografo emerge nella scelta dell'istante adatto in cui catturare la sua bellezza. 
La principale vocazione comunicativa delle sue immagini investe la sfera sociale, umanitaria ed ecologica. Tra le opere più toccanti ricordiamo il reportage sulla siccità del Sahel del 1973; "Other Americas", una ricchissima raccolta iconografica sulle popolazioni rurali dell'America Latina, ed infine la mastodontica produzione di 400 pagine intitolata "La mano dell'uomo", pubblicata nel 1993.
Wim Wenders lascia spazio all'artista, realizzando un fedele documentario sulle opere di Salgado. Condivisibile la scelta di concedere poco spazio a filmati ed interviste; la gran parte della pellicola mostra fedelmente le fotografie di Salgado, accompagnate alle volte dalle voci narranti, alle volte da opportuni silenzi. Un omaggio reso ad un maestro d'immagine, da un grande regista innamorato.
Un piccolo gioiello in bianco e nero.

Stelle (da 1 a 4) = 3